Dom Cobb 6½ / 10 23/09/2018 23:13:42 » Rispondi Lo sceriffo di una cittadina riceve notizia, proprio il giorno delle sue dimissioni e delle sue nozze, che un criminale da lui arrestato tempo prima è stato rilasciato e sta arrivando col treno di mezzogiorno con l'intenzione di vendicarsi. Contro il desiderio della moglie quacchera, lo sceriffo decide di affrontare il nemico e i suoi tre fratelli, ma gli abitanti gli negano qualsiasi aiuto. E l'orologio continua a ticchettare... Da quanto ne so, "Mezzogiorno di fuoco" è sempre stato tenuto in altissima considerazione sia dalla critica che dal pubblico, che lo ritengono una sorta di capolavoro di suspense e uno dei western migliori mai realizzati per come riesce a concentrarsi tutto sull'attesa e sui personaggi compensando così la mancanza di azione. Mi duole molto, dunque, andare di nuovo controcorrente rispetto alla media generale, anche se solo in parte, visto che in ogni caso non considero questo un brutto film. Per mettere le cose in chiaro, la pellicola ha i suoi punti di forza nella qualità delle interpretazioni, fra le quali spiccano un Gary Cooper stanco e rassegnato e una Grace Kelly dalla bellezza come al solito sfolgorante, mentre nelle parti più marginali si riconoscono un paio di memorabili caratteristi, come Lee Van Cleef, futura icona dello spaghetti-western, nei panni di uno dei malviventi; nella messinscena, efficace nel volgere a proprio vantaggio il bianco e nero e il formato 4:3 per creare un clima di intimità e quasi di claustrofobia; e nella solida regia di Fred Zinnemann, che trova il suo apice in alcuni semplici ma brillanti trucchi di montaggio.
Ottima e genialissima l'idea di far svolgere la vicenda in tempo reale, con l'ora e cinquanta di durata che coincide con l'ora e cinquanta trascorsa nella narrazione fra l'inizio e la fine, con i continui stacchi sull'orologio a ricordarcelo.
La classe del lato tecnico riesce a nobilitare tutta da sola la pellicola, che però soffre parecchio sul fronte sceneggiatura; di tutti i western, questo è afflitto da una delle premesse più ridicole, assurde e poco plausibili immaginabili, e a nulla valgono i continui sforzi per renderla credibile;
Insomma, davvero dovrei credere che un'intera città piena di persone che sanno usare, o quanto meno imbracciare, un'arma, avrebbe paura di quattro, dico QUATTRO deficienti? La sola, lampante disparità numerica è sufficiente a rendere estremamente improbabile la "paura" che affligge tutti i cittadini. A questo si aggiunge anche il bizzarro comportamento della moglie, che di continuo chiede allo sceriffo di voltarsi e scappare, qualsiasi cosa pur di non uccidere un criminale che, le viene spiegato più volte, non si fermerebbe di fronte a nulla pur di trovarli e ucciderli. Non mi pare sia tanto difficile da capire che lo sceriffo non ha esattamente una scelta.
la pura e semplice logica viene piegata per servire all'espressione di un pedante messaggio anti-maccartismo, per sviluppare il tema dell'uomo nel giusto solo contro il mondo intero. Nulla di male, se non fosse che un tema simile si sarebbe potuto svilupparlo con un tantino di intelligenza in più e con una trama che avesse un po' più di senso. A conti fatti, l'implausibilità della premessa e i non pochi passaggi forzati o prevedibili della storia minano alla base il godimento del film, che tuttavia si riscatta con un'esecuzione di classe, pulita e professionale. Non lo ricorderò come uno dei capolavori del genere o come meritevole delle quattro statuette che si è portato a casa, né sono sicuro che lo ricorderò in generale; ma sono contento di averlo visto almeno una volta, se non altro per essermi tolto la curiosità.