jack_torrence 7½ / 10 27/11/2012 17:14:09 » Rispondi Jacques Doillon è un epigono della Nouvelle Vague, amatissimo in Francia anche se pressoché sconosciuto in Italia. Con "Un enfant de toi", resta fedelissimo al suo stile: fatto di dialoghi, recitazione en plein air e capacità di restituire la vita colta in presa diretta. E' un cinema che ad alcuni ricorda Rohmer, ad altri Truffaut... Sì, Doillon appartiene a quel cinema lì, ed è favoloso vedere ancora vivo un cinema capace di far vedere i sentimenti colti in presa diretta, nel loro divenire, come su una tela degli impressionisti. Tuttavia le due ore e 20 sono davvero tante, e stanno lì a dire di quanto Doillon piaccia a se stesso. E non sia capace di fare a meno di quella che sembra autoindulgenza, e che opacizza il valore del suo modo di fare cinema. Anche se - va detto - la durata è giustificata dal fatto che ogni scena effettivamente aggiunge un piccolo tassello alla somma delle evoluzioni interiori che avvengono in ciascuno dei quattro personaggi principali della bella vicenda raccontata (una bambina - straordinaria l'attrice, di otto anni - coglie pian piano l'opportunità di rimettere insieme i propri genitori).
Tema del film: la famiglia contemporanea, la sua disgregazione, i rapporti residui che ne emergono, frammentati, e le dinamiche umane, psicologiche e sentimentali che ne scaturiscono. In forma quasi di favola in cui i bambini possano ergersi a giudici, laddove gli adulti sono frastornati dalla libertà dei sentimenti.