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REGALO DI NATALE regia di Pupi Avati

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Alpagueur     9½ / 10  09/11/2020 18:48:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il capolavoro amaro e avvincente di Pupi Avati. Due degli attori che si possono vedere in "Regalo di Natale" (alias "Christmas present") danno performance di una profondità metafisica impressionante: è assolutamente scioccante. Questi due ruoli (Santelia e Ugo) sono migliori di quasi tutti gli altri ruoli su qualsiasi schermo; anche se Carlo Delle Piane ha avuto un ruolo molto buono in "Festa di Laurea", comunque, se sei interessato a un paio di performance impeccabili guarda Carlo Delle Piane e Gianni Cavina in "Regalo di Natale"; entrambi hanno approcci sorprendentemente sfumati e precisi, e molto nitidi e puri. delle Piane è ineguagliabile e assolutamente sbalorditivo, dopo aver visto questo film verrebbe da dire uno dei più grandi attori mai vissuti (anche se preferisco riservare questa 'onoreficenza' ad altri attori). Il mio apprezzamento per Carlo Delle Piane è senza limiti. Le molte performance intensamente meravigliose di Carlo, in vari film ("Festa di laurea", "Regalo di Natale", "Sposi", solo per citarne alcuni di Avati) danno un immediato forte piacere fisico diretto. Quando metti alla prova questi ruoli, li trovi molto intelligenti ed energici e autentico La sua originalità e purezza artistica e onestà sono sorprendenti. Era giusto che un attore della grandezza di Carlo Delle Piane fosse riconosciuto e trattato come tale da un regista come Avati. "Regalo di Natale" è indubbiamente più spettacolare e scenico (perché molto più stilizzato) di "Festa di laurea", ma non così tanto superiore. Ha un tema grande e agghiacciante: la perdita e il tradimento e la bassezza, tratti umani che nei film di Pupi Avati non sono mai oggetto di qualche denuncia moralistica; la tela è molto semplice e il film è un capolavoro di concisione, lucidità, precisione, potenza ed economia. Una partita di poker riunisce attorno al tavolo cinque uomini: un uomo più anziano ed eroticamente insaziabile (Santelia, chiamato l'«avvocato»); un uomo calvo e tarchiato, sciatto e sciattone (Gabriele detto "Lele", un critico cinematografico che parla di Ford: Alessandro Haber, che alcuni di noi considerano un attore in prima persona!), un bell'uomo con i baffi nietzschiani (Franco, padrone di un cinema nel centro di Milano: Diego Abatantuono, qui forse nell'intepretazione più bella della sua carriera); l'ex amico di Franco, Ugo, un uomo intelligente e in qualche modo affascinante (Gianni Cavina, un uomo lucido e ambiguo); e infine un bell'uomo alto quasi 2 metri, con barba e occhiali (il bravo e simpatico Luigi Montefiori, nel film interpreta l'omosessuale Stefano). Questo è praticamente tutto il cast. Un altro personaggio è Martina (Kristina Sevieri), una giovane donna che dà all'avvocato l'occasione di parlare di lei mentre gioca a carte (ci vengono anche mostrate, in una luce sognante e brillante, un paio di scene del suo matrimonio con Franco e successivo tradimento con Ugo). L'aspetto più misterioso di questo film, e il più sconvolgente, è il suo sadismo. Avati riconosce implicitamente che in silenzio si assapora il dolore dell'uomo: questa crudeltà nascosta, muta, il fatto che si possa trovare e anzi trovare il dolore di Franco gustoso e segretamente piacevole. Il fatto è che la debacle di Franco è assaporata e apprezzata dallo spettatore. Avati ha trovato il rispetto, lo sguardo dei più grandi, di Maupassant e Schopenhauer: più profondo, o più profondo della realtà stessa. Avati è lo sguardo metafisico che getta sulla realtà. Nella magnum opus di Avati, "Regalo di Natale" è un film di stilizzazione; mentre "Sposi" è un film di notazioni, un taccuino. In "Festa di laurea" avevamo bellissime immagini marine, in "Regalo di Natale" la fotografia è di fatto direttamente funzionale (ovviamente ci sono anche le immagini sognanti e luminose di Franco da giovane, ma questa luminosità e sognante sono esse stesse del tutto funzionali, nel senso che sono simboliche e codificate). "Lei non saprà mai con quale punto l'ho sfidata a giocarsi 250 milioni...ma è l'unica condizione che le ho posto, e mi sembra un dettaglio trascurabile..." sentenzia alla fine Santelia a Franco. I personaggi di Avati sono come meteore, comete, asteroidi, e tutte queste caratteristiche saranno amplificate dai flashback che ogni tanto condiscono la narrazione. Questo è il vero film-capolavoro di Pupi Avati. Presentato in concorso alla 43ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il film guadagnò critiche lusinghiere e fece vincere a Carlo Delle Piane la 'Coppa Volpi' per la migliore interpretazione maschile. Avrà un seguito ("La rivincita"), sempre diretto da Avati e interpretato dal medesimo cast di protagonisti (invecchiato di 18 anni), ma le dinamiche interpersonali e tattiche (nel gioco) tra i protagonisti cambieranno parecchio, e il sequel sarà almeno 2 spanne sotto all'originale.