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LA BOTTEGA DEI SUICIDI regia di Patrice Leconte

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Peanuts02     6 / 10  18/03/2018 20:39:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ALLERTA RECENSIONE PIENA DI SPOILER

Allora, apprezzo molto il cinema francese ma confesso di essere veramente poco esperto del settore. A parte qualche commedia o altro, sono poco ferrato sull'argomento, ma ciò non mi ha impedito di sperimentare questo "La bottega dei suicidi", sebbene non conoscessi affatto il regista.
Il film inizia dando sfoggio del suo comparto grafico che è MOOOOOOLTO particolare e stilistico. Il tratto è matitoso, quasi come se fosse tutto il frutto della mano di un artista moderno armato di carboncino, e la colorazione prevede tinte sia accese che spente arricchite di particolari sfumature. L'animazione poi è unica nel suo genere, non conosco altri esempi simili, e di film d'animazione ne ho visti tanti. I personaggi hanno movimenti volutamente rigidi come se fossero marionette di carta, e i design sono deformati come in un film della Laika.
Nel complesso, è come entrare in una galleria di arte moderna e di vignette, il che è assai suggestivo.
Ma parliamo della storia. Penso sia assodato che la parte migliore del film è l'inizio, quella che abbraccia i primi venti minuti e che ci introduce alla storia.
In una città in cui persino i piccioni si vogliono togliere la vita, hanno aperto un bottega per fornire i giusti attrezzi per il suicidio ai poveri disperati che vogliono farla finita. La bottega è gestita dalla famiglia Tuvache, composta dall'egocentrico padre Michima, dalla moglie Lucrece e dai figli Marylin e Vincent. Quattro nomi, quattro garanzie, e ritengo veramente fine la scelta di QUESTI nomi. Gli affari vanno a gonfie vele, ma ecco spuntare il terzogenito, un bambino contento di vivere e quindi una mosca bianca nel suo ambiente.
Da qui, il film inizia progressivamente a perdere colpi.
Le basi per un'ottima commedia dalle tinte grottesche, comiche e dark sono presenti, e lo stile bartoniano si fonde molto bene al'ambientazione francese e alla regia, tuttavia si sente che l'originalità della trama vacilla minuto dopo minuto. Forse perché il padre di famiglia ricorda fin troppo Gomez Addams, ma io credo perché ogni singola potenzialità viene perduta alla ricerca del lieto fine.
Non so come spiegarmi meglio, ma Alan è il personaggio meno riuscito di tutto il film. Voglio dire, sulla carta sarebbe lui la colonna portante della pellicola, ma come è stato sviluppato è veramente avvilente. La sua personalità è piatta e anche il suo design è piatto. Ho trovato molto più interessante la sorella, alla quale viene dedicata una scenetta spinta bella lunga, mentre il povero Vincent resta un mero riempitivo, della serie "Le famiglie di 5 vanno tanto di moda".
La tematica è veramente matura e toccante. Con cinismo, black humor è satira si vuole esporre lo scottante tema del "mal di vivere" che ti porta al suicidio, ma il film ci vuole dire che la vita è qualcosa di troppo prezioso per rinunciarci in questo modo. Visti anche certi episodi di cronaca, ritengo che si tratti di qualcosa di splendido, il problema è che tutto viene reso nel buonismo più zuccheroso mentre visto l'inizio ci si aspetterebbe tutt'altra cosa.
Anche la scena in cui Alan fa tremare il negozio usando il super stereo di un'automobile è fin troppo ridicola, cozza troppo con il contesto e il tipo di film che stai vedendo.
La risoluzione finale è parecchio lasciata a sè stessa andandosi a perdere, il che è un peccato.
E poi le canzoni... Ho un rapporto combattuto con i musical, e personalmente non ritengo questo il film migliore con cui approcciarsi al genere. Certe canzoni sono anche belle nel loro significato, ma musicalmente non tutte mi hanno fatto impazzire. Quella all'inizio che accompagna il suicida è forse una delle migliori, sia registicamente che artisticamente mi ha fatto pensare a Les miserables, non saprei neanch'io perché. Le altre sono alquanto noiose e dimenticabili
Il film merita comunque una sufficienza, non tanto per il film in sé, che di mio considero un tentativo andato a finire male, ma perché riconosco che qualcuno potrebbe anche apprezzare il suo stile e vedere dei pregi laddove io ho visto dei difetti. E' in fin dei conti uno di quei film che si basano su gusti personali.