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LA MIGLIORE OFFERTA regia di Giuseppe Tornatore

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Marco Iafrate     8 / 10  07/01/2013 21:59:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spoiler presenti

L'amore non è esattamente l'oggetto del desiderio ottenibile dietro compenso, forse è qualcosa di più.
Virgil Oldman è un battitore d'asta di fama mondiale ed un eccellente intenditore di quadri, è affidato a lui stabilire il loro valore. il suo lavoro gli dà l'opportunità di impossessarsi ( con la complicità del suo amico Billy) di capolavori d'arte di enorme valore giocando sul suo stesso metro di giudizio, far passare un'opera per quella che non è, per poi aggiudicarsela ed andare ad impreziosire la propria collezione.
L'ossessione artistica di Oldman sono i ritratti di donna, in un' enorme stanza segreta della sua casa ne possiede a decine, questi volti inanimati che lo fissano quando lui stesso si siede al centro della camera a contemplarli, sono la ragione della sua vita, Oldman è incapace di amare una donna in carne ed ossa, qualcosa nel suo complesso sistema neurologico non glielo permette, la telefonata di una ragazza interessata a far valutare il patrimonio della sua villa di famiglia stravolge questo equilibrio, innesca un meccanisco nuovo, sconosciuto ad Oldman, quello dell' infatuazione, dell'attrazione irresistibile verso una donna, il suo universo ovattato lo abbandona.
Catapultato nel vortice incontrollato della passione, Oldman consegna la sua esistenza a Claire, di 30 anni più giovane, agorafoba e avvenente, sarà lei a decidere le sorti della sua esistenza.
Tornatore ha il merito di trasformare, in corso d'opera, una storia apparentemente lineare ( un uomo – la propria vita dedicata all'arte –l' intromissione di una donna – la scoperta dei sentimenti – l'infatuazione) in un giallo appassionante e imprevedibile, all'interno del quale ruotano, oltre a Claire, personaggi come Robert (un ragazzo artigiano), Billy (suo amico e collaboratore) e una misteriosa nana (genio dei numeri), che nascondono verità che allo spettatore sfuggono completamente, niente è ciò che sembra, richiamando il parallelo con l'arte del vero/falso, capolavoro/crosta, sincerità/simulazione.
Gli uomini hanno la capacità di essere contagiati dai sentimenti di altri uomini, l'attività dell'arte si fonda anche su questo. Il sentimento di voluttà rappresentato nei ritratti di donna dell'immensa collezione di Oldman è trasmesso dall'autore di ognuno di questi quadri all'uomo che li osserva, Virgil si nutre di qualcosa che gli viene offerto attraverso l'opera di altri uomini, contagiato da ciò che questi uomini hanno provato prima di lui. Quello che prova Virgil per i suoi quadri è un sentimento di comodo, che non contempla contraddizioni, scontri verbali, incomprensioni, è un piacere sempre garantito, lì che aspetta, a sua totale disposizione. Quando nella sfera dei sentimenti a fare da contraltare ai propri subentra Claire, figura con una personalità leggermente diversa da quella di un ritratto, le cose per Virgil cambiano decisamente e sono magistralmente racchiuse tra la scena iniziale in cui l'uomo è seduto al tavolo del ristorante di lusso la sera del suo presunto compleanno e quella in cui lo stesso siede in un locale di Praga, solo, con lo sguardo perso nel vuoto, in attesa di qualcosa che non arriverà mai.
Il meccanismo ad ingranaggi del film è rappresentato come meglio non si poteva dagli ingranaggi veri e propri che Virgil recupera man mano nell'enorme casa di Claire, appartenenti, come si saprà in seguito, ad un antico robot, sono la chiave di lettura dell'intera vicenda, la costruzione dell'automa procede al pari con la costruzione del suo amore per Claire, è con lo stesso entusiasmo che l'uomo inizia i due percorsi paralleli ed in entrambi i casi Virgil si affida a Robert, è il ragazzo a ricostruire pezzo per pezzo l'automa e a muovere i fili ingarbugliati della storia d'amore tra Virgil e Claire, amore che ha il suo epilogo quando Virgil riesce finalmente ad entrare nella stanza segreta della ragazza e trova i pezzi mancanti per completare l'automa.
Claire, per Virgil, rappresenta quell'universo sconosciuto che è proprio delle persone che temono i rapporti ravvicinati con gli altri esseri umani, questa condizione lo attrae. Se Claire vive una vera e propria malattia (agorafobia) per cui non può neanche vedere le persone che gli vivono intorno, Virgil detesta il contatto fisico, per questo dispone di una enorme quantità di guanti, queste due sottrazioni li unisce.
"L'amore può essere simulazione?", domanda un confuso Virgil al suo amico Billy, se da un lato Virgil si appella agli altri per avere una qualche certezza sulle conseguenze di questo nobile sentimento, dall'altro Billy sa benissimo di cosa si sta parlando, noi spettatori lo scopriremo in seguito.
La bellezza del film risiede nella quasi totale impossibilità di capire come la storia andrà a finire, ma non per mancanza di indizi, a ripensarci dopo ce ne sono a sufficienza, ma per la capacità del regista di far concentrare lo spettatore verso particolari che di fatto poi non lasciano alcun segno e di distoglierlo da quelli più importanti
. Esattamente come Virgil gioca a falsare la realtà disponendo del suo arbitrio riguardo le opere d'arte, il regista gioca a falsare la realtà disponendo del suo arbitrio riguardo la sceneggiatura, a mio parere senza quei buchi che spesso accompagnano questo genere di thriller. Sulla fotografia penso che non ci sia veramente nulla da discutere.
Lascio da parte la pignoleria che porta sempre e comunque a trovare qualcosa che non va, secondo me è un'opera che non merita giudizi del tipo: "è assurdo che ….", "come fa a …." ecc., è pur sempre cinema di finzione, dei migliori però .
Tautotes  13/01/2013 12:59:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Piu' che di agorafobia parlerei di disturbo evitante di personalita'. Infatti piu' che gli spazi aperti la ragazza era spaventata dal contatto con le persone.
Marco Iafrate  13/01/2013 22:42:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, giusta osservazione. Diciamo che il disturbo di cui soffre Claire è una delle tante forme di agorafobia, una conseguenza alla paura di affrontare qualsiasi cosa al di fuori dell'ambiente familiare.