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RE DELLA TERRA SELVAGGIA regia di Benh Zeitlin

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  17/02/2013 19:31:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mica necessario affidarsi alla tecnica digitale per acuire il rapporto tra uomo e natura. Questo film... una magnifica esperienza. Laica o religiosa che sia, esprime, rivela candidamente che esiste sempre un senso universale una insita verità per cui le persone con le loro esperienze vivono e muoiono, "appartengono". Occorre assaporarlo fino alla fine e suggerire a Malick per es., che non sempre la bellezza si rivela come la concepiamo noi, con lo sguardo assoluto, stupefatto, verso le dimore del mondo. Poesia spesso brutale, uomini che vivono come bestie, animali che si divorano a vicenda per sopravvivere. E' una brutalità persino splendida, per quanto insostenibile, una pagina "altra" di vita. E di un film che esprime la natura infinita dell'animo anzichè del materialismo io conserverò per sempre un ricordo indelebile. Opera così "primitiva" eppure delicatissima, dove fango sporcizia e malattia si elevano, spiritualmente, in una dimensione univoca di "terra nostra", del paradiso privato che equivale per noi a un vero inferno. Terra dove prepararsi ogni volta a sopravvivere, o rinascire, o (ma senza traumi) a morire. Pochissime metafore (salvo la sequenza, forse più furba che sincera, della bambina circordata da giganteschi cinghiali) per Zeitlin, che costruisce uno dei più bei film del cinema degli anni Duemila. Un monolite prezioso dove kipling e Malick convivono in una sorta di alleanza, lasciandoci nello stupore più grande. Come quella grande diga che, una volta abbattuta, riporta a galla tutto il massacro delle nostre vuote, nuove civiltà. Hushpuppy ci ricorda che possiamo vergognarci anche così