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UNA DONNA SPOSATA regia di Jean-Luc Godard

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amterme63     7 / 10  12/01/2013 22:18:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con "Una donna sposata" del 1964, Jean Luc Godard inizia il suo percorso di esplorazione degli elementi formali del cinema, che lo porterà ad occuparsi più delle strutture con cui si esprime l'arte cinematografica, piuttosto che dei soggetti rappresentati nei suoi film.
Questo film comunque è solo l'inizio del percorso. Infatti conserva ancora una struttura temporale piuttosto lineare e racconta una storia ben precisa e comprensibile. Si tratta di alcuni estratti da due giornate di una giovane e bella borghese parigina tipica degli anni '60, interpretata con grande fascino e naturalezza da una splendida Macha Meril. Il suo problema è che ama due uomini contemporaneamente: il marito, un pilota d'areo, interpretato da Philippe Leroy, e l'amante, un attore (un seducente Bernard Noël). Non riesce a decidersi a scegliere fra uno dei due e vive fra bugie, sotterfugi, cene con il marito, incontri segreti con l'amante, in un far niente tipicamente borghese. Dice ad entrambi di amarli e sicuramente è vero. Colmo della sventura, scopre di essere incinta e non sa chi sia il padre. Qui finisce il film, senza nessuna soluzione.
L'interesse di Godard non è quello di raccontarci una storia, ma di analizzare uno stato d'animo, le sensazioni, i sentimenti e i pensieri che provano tre persone. Lo fa usando tantissimi primi piani su uno sfondo bianco, pulito, astratto, di mani che si toccano, braccia che si stringono, gambe che si incrociano, nuche accarezzate, baci sulle spalle, dolci espressioni. Si sente in qualche maniera l'influenza delle prime immagini di quel film meraviglioso che è "Hiroshima mon amour" di Resnais.
Poi ci sono i soliti dialoghi alla Godard, giovanili e sbarazzini, fatti di tira e molla (mi ami, non mi ami, ti piace, non ti piace ...). Tutto con molta naturalezza e spontaneità.
Infine c'è Parigi, con la sua vita, i boulevard affollati di vita normale e quotidiana, e (novità per Godard) le nuove periferie in costruzione.
Il film scorre in maniera molto lenta, privilegiando la riflessione e l'osservazione sull'interesse per lo svolgimento della storia. A "peggiorare" la non fruibilità "moderna" del film ci sono le numerose digressioni, in cui i personaggi parlano guardando la mdp di argomenti filosofici (il passato, il presente, l'intelligenza, l'infanzia). Queste digressioni sono veramente pesanti e noiose, senz'altro la parte meno interessante del film.
Riflettendoci bene sopra, ciò che ci ha voluto trasmettere Godard è l'idea che la sensualità stava montando nella società perbenista borghese dell'epoca, pronta a scoppiare (come poi avverrà). Lo si capisce dalle inquadrature che pescano cartelloni pubblicitari con donne più che altro svestite e in atteggiamenti "provocanti"; Poi con le lunghe inquadrature in primo piano di riviste sfogliate, con un'interminabile carrellata di donne in biancheria intima (evidentemente riviste di moda) decisamente sexy.
Ma le sensazioni sensualmente più belle e forti vengono date dalle splendide, bellissime inquadrature in primo piano su sfondo bianco di parti apparentemente innocenti del corpo umano (mani, gambe, spalle, nuche). Queste parti toccate, baciate, così in primo piano, in contrasto con lo sfondo bianco, danno sensazioni di una bellezza pura, essenziale, veramente sensuale (un po' come una foto di Mappelthorp).
Queste scene sono fra le più sensuali che abbia mai visto. Certamente anche solo per questo, il film vale la visione.