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EDUCAZIONE SIBERIANA regia di Gabriele Salvatores

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  13/03/2013 18:44:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando un regista italiano si appresta a svelarti il decorso della natura umana attraverso il mondo animali (v. sequenza) citando in poche parole nientemeno che Jack London i casi sono due: giù il cappello davanti a tanto coraggio, oppure pregiudizio per tanta eloquente presunzione. Nella carriera Salvatores ha OSATO più di tanti altri, e noi possiamo fidarci della sua sincerità. Che poi sia riuscito nelle sue imprese diciamo al 40 per cento è tutt'altro discorso. Il controverso Educazione siberiana è sicuramente il parto più temerario, perchè tra evidenti difetti formali ti lascia addosso comunque una lascivia, un fascino sinistro visivo da ricordare a lungo. Purtroppo il regista non convince fino in fondo: il ritmo a volte cala, momenti grotteschi si alternano in intrecci à la Jules et Jim o magari Novecento (amicizia inossidabile divisa nel tempo tra due coetanei) scivoloni di dubbio gusto nella patina - orripilante il deja vu dell'immagine sulla giostra, per fortuna un episodio isolato - nell'insieme c'è più freddezza che cuore.
I tenui colori della Siberia innevata vengono ridicolizzati da squarci estivi da soap-opera, e mettiamoci pure qualche momento di retorica che stride proprio nell'ambizione morale di raccontare il rito della grande appartenenza umana alla terra e alla forza retriva della "giustizia". Eppure il fascino del film resta intatto. In alcune sequenze, tipo il Mondo sommerso del carcere che Kolima conosce, nella sua coscienza di soldato al fronte, nei corpi tatuati da messaggi e identità di altri uomini e altri riti. Momenti in cui filtra un cinema che è debitore del primo Kusturica o magari di Schlondorff, e che tracciano una strada verso la maturità di un regista ancora troppo influenzato dal suo stile compassato. Ma nella giusta direzione per il futuro. Merito anche del cast, in part. un Fedaravicious strepitoso, che sembra una via di mezzo tra un ipotetico figlio di Russell Crowe e il primo Umberto Tozzi
gerardo  08/04/2013 20:03:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kow, te prego, lascia stare Jules et Jim e Novecento; e pure Kusturica e Schlondorff... Stiamo anni luce distante. Piuttosto, (ri)guardati Brother di Balabanov sullo stesso argomento (mafia russa, storia di fratelli, ecc.) e vedi come si fa cinema coi controcxxxi.
Fritz  19/05/2013 11:03:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Kov, concordo nell'idea di fondo di gerardo e la amplio: generalmente in tutte le arti ci sono poche decine di nomi di cui val la pena parlare. Nel cinema i nomi di registi sono 3 o 4 in tutta la storia. Secondo te, questo qua è uno di quelli? Perché se non lo è, il voto max che può raggiungere è 6, senza altri commenti. Se invece tu mi fai i panegirici anche per commentare "acqua e sapone" di Verdone, allora facciamo i panegirici su tutti. Non ho visto questo film (e mai ne guarderò di 'sto regista) ma uno che dirige Abatantuono e Bisio merita qualche commento oltre ad un voto da 1 a 6? Siamo seri e risparmiamo il tempo per altre cose.