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BOYS DON'T CRY regia di Kimberly Peirce

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  24/02/2005 15:30:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parlare di questo film a distanza di anni mi riporta a un documentario (la vera storia di Brandon Teena) visto in una rassegna... La critica di allora lo ritenne autoindulgente e troppo "caricato". Puo' darsi: la Peirce calca la mano, ma lo fa con una bravura tale che non puo' non affascinare. In un b/n straordinario che deve non poco al cinema di fantascienza degli anni cinquanta, l'autrice guida questa/o aliena in una periferia americana abitata da uomini brutali e donne ferite, mettendo a nudo come l'antica ossessione della guerra fredda (i marziani come simbolo di una temuta invasione rossa) sia divenuta, col tempo, l'intolleranza violenta contro un corpo senza identità precise - contro chi in definitiva sovverte alle (poche) certezze sociali che ancora esistono (persistono, io direi) In tutto questo. Teena rappresenta l'efebico angelo nella città d'inferno, il cowboy dai capelli corti con movenze alla james Dean, la "donna" che osa disconoscere il corpo per mutare in una creazione transessuale, nell'anima di un uomo. I modelli che riconosce e di cui diventa quasi "intima" - prima della sovversione finale - sono i peggiori possibili. E' nell'innaturale senso delle cose, nella dolcezza femminile che il personaggio esibisce una pecularietà estranea, un'onta considerevole all'omofobia degli altri Film durissimo ma anche assai poetico (splendidamente imbarazzante la scena in cui Teena si mette un pene artificiale per penetrare la "sua" ragazza) da non perdere, soprattutto per la straordinaria metamorfosi - identificazione di una sconvolgente Hillary Swank e, in definitiva, per l'audace fortissima aderenza psicologica di tutti i personaggi. Un pugno nello stomaco, un confronto diretto. Non credo di azzardare nulla di strano se penso che quegli uomini, durante le riprese del film, abbiano recitato soprattutto la propria codarda intolleranza