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NOI SIAMO INFINITO regia di Stephen Chbosky

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Terry Malloy     10 / 10  01/03/2013 12:53:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A volte escono quei film che non hanno senso nella realtà, ma nei sogni sì. Il sogno di una generazione, di un individuo culturale pulsante che siamo noi. La mia generazione, quella che si è formata sul fondamentale genere del teen drama (uno dei più importanti del cinema di oggi), quella che si è formata con il paradigma americano di una felicità inattaccabile, di un'idea panglossiana degli States e della gioventù in essi, quella che si è formata sulla Hermione Granger di Emma Watson, un'attrice non particolarmente significativa da un punto di vista professionale, ma sul lato umano una ragazza capace di spezzare lo schermo e trascinarti in un immaginario infantile e reale, in cui non distingui più allucinazione e verità. Riporto il pensiero di un mio amico: "The Perks è un dramma convenzionale che ha il grande dono di mostrare che l'infelicità può raggiungerti anche se hai 16 anni e sei in Pennsylvania". La terra della Society of Friends dei Quaccheri, la terra dei Fruits of solitude di William Penn. Ma anche una terra ingenua dove non si conosce Bowie, ma gli Smiths sì, dove però "Heroes" diventa la canzone più mortalmente triste della musica. Io penso che The Perks abbia il dono dell'arte di mostrare con rispetto, onestà, sincerità e delicatezza una storia di dolore. Vivida, e a tratti davvero insopportabile. Il volto di Logan Lerman è quello di un disagio psichico superato con coraggio, è il dramma di un cristallo sempre sul punto di rompersi. La cura della sua famiglia è tratteggiata con sapiente dolcezza: i due premurosi fratelli, un po' distratti, un po' alle prese con le loro cose, la loro vita, un po' sospesi nella grande domanda "è successo proprio a mio fratello?", una madre che sembra non esserci per tutto il film, ma è convenzionalmente nelle cose di tutti i giorni, nel piatto preferito, nella torta variopinta e quasi finta di un compleanno così stereotipato da far pensare. La felicità famigliare è un cliché, è meritocratica, di un gruppo di belle persone infestate da un demone, ma che sanno portarsi con sé continuamente, per sempre un bicchiere di cristallo, senza romperlo. E poi la letteratura e gli amici, la vita oltre la siepe. Il salto nel mondo dell'accettazione. Non più le meravigliose e semplici frasi di un padre che sembra anche lui sempre troppo distratto (ma è solo un non voler torchiare un figlio psichiatrico con una selva di sguardi imploranti e interrogativi), ma il crescere come un "fiorellino" nel prato matto e feroce dell'adolescenza, della scuola. E' la delicatezza e l'intelligenza e la creatività di un amico che regala i vestiti di Gatsby a qualcuno che ha scelto come terra fertile della propria felicità, i luoghi lontani e vicini della letteratura. E' il passaggio dalla compassione (il primo bacio) di Sam all'amore (il secondo) dove non c'è purtroppo che lo spazio di una rievocazione dolorosa. "Ma che la baciai questo sì lo ricordo". I vantaggi di essere un fiorellino in fondo sono questi, e che essere infiniti significa prendersi cura di ciò che è debole, e senza speranza, e riportarlo su a respirare l'aria fresca e veloce di un tunnel, con la musica di Bowie in sottofondo.
Gabriela  12/03/2013 23:12:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Luv iu.
Film meraviglioso
Terry Malloy  13/03/2013 21:18:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Noi siamo infinito.