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NO - I GIORNI DELL'ARCOBALENO regia di Pablo Larraín

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elio91     8 / 10  12/07/2013 12:38:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La grande conclusione della trilogia di Larraìn sulla dittatura cilena. Se in "Tony Manero" questa rimaneva sullo sfondo di un delirio, erompendo con violenza sullo sfondo della scena dentro la vita del protagonista quasi per caso (la polizia che perseguita, un Cile devastato dalla povertà); e se in Post Mortem la dittatura era nascente, aveva un ruolo ancora più considerevole ma dalla parte di chi permise di farla nascere, in "No" è la sua fine che interessa a Larraìn.
Il talentuoso e a questo punto grande regista cileno realizza con questa pellicola anche il suo lavoro ad oggi più smaccatamente politico ed esplicito sulla dittatura.
Non solo: è anche il più fruibile e coinvolgente dei 3, laddove Post Mortem pur essendo un altro gran film era pesante concedendo poco o nulla.
"No" sembra apparentemente adagiarsi sui classici standard di un racconto classico, non sfida lo spettatore ma lo coinvolge sempre di più, i dialoghi sono moltissimi. Ma non è in ogni caso un film facile.
Perché Larraìn ricostruisce un evento storico fondamentale del suo paese facendo emergere si gli ultimi rigurgiti di una dittatura avviata allo sfascio, però resta una domanda inquietante: a quale prezzo?
Il protagonista è un pubblicitario, la sua campagna vista con gli occhi di oggi (e di uno spettatore straniero distaccato dalle vicende che accaddero all'epoca) appare tranquillamente tanta fuffa anche ridicola per larga parte. Lui vende un prodotto, di conseguenza vende con i sostenitori del NO la nascente democrazia basata su immagini allegre di gente che non avrebbe nulla da ridere.
Perché è vero: la morte fa paura, la verità fa spavento. L'allegria forzata in lustrini e balli con il jingle pubblicitario sulla gioia che sta per arrivare è un immagine tanto falsa quanto rassicurante, positiva.
Gael Garcia Bernal (ottimo) vende non i suoi ideali, ma una pubblicità o almeno cosi sembrerebbe in quanto resta un'enigma fino alla fine. In questo senso si affianca ai protagonisti dei due precedenti lavori del regista cileno, enigmatici e "collaboratori" loro malgrado di eventi storici che li riguardano da vicino nonostante tutto. Certo, egli però non è un personaggio dissoluto moralmente, un assassino, un pazzo. Ma la sua etica sembra perdersi di fronte al ricatto morale di esportare una democrazia con una pubblicità alla coca cola. Egli è dissociato dal mondo politico che lo circonda, ragioni in termini puramente pubblicitari (cosi pare), quando la storia farà il suo corso incredulo se ne andrà via da solo senza neanche festeggiare. Non fa parte del mondo vero/finto che ha contribuito a costruire e a far vincere?

Ciò scritto, che ritengo sia un punto focale inestricabile oltre che di enorme valore per la riuscita del film, registicamente sembra mantenersi nei canoni ma Larraìn è raffinato e soprattutto arriva "tardi": come un dolore traumatico che si risveglia giorni dopo, e nonostante "NO" sia a suo modo un'opera diretta come un gancio, le sue soluzioni nel ritmo del racconto e di regia sono incastonate alla perfezione solo che colpiscono dopo. Inoltre colpisce che, seppure racconti la storia additando le ferocie disgustose del regime di Pinochet, non sia cosi schierato come si potrebbe pensare ma abbia un certo distacco dalle vicende che racconta, una freddezza che mantiene inalterata in tutta la trilogia. Il fatto che "NO" sia un lavoro più canonico non tragga in errore, Larraìn resta un chirurgo che disseziona a suo piacimento senza pietà.
Dall'inizio le sempre crescenti minacce del regime divengono via via più subdole e violente man mano che sente avvicinarsi la fine. Ti incollano allo schermo, reso vecchio dalle tecniche usate tanto che sembra di guardare un film anni '80. E questa lo è, una grande ricostruzione storica.

Ottimo finale, ambiguo e maligno quanto basta: la pubblicità del James Bond cileno si affianca a quelle della campagna dell'arcobaleno. Prodotti ad uso e consumo di una democrazia nata finalmente, si, ma su che cosa e con quali mezzi? Angosciante. Non si scappa dall'orrore di Larraìn, anche quando la storia dà un finale positivo stile pubblicità della coca-cola.