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NAPOLI, PALERMO, NEW YORK, IL TRIANGOLO DELLA CAMORRA regia di Alfonso Brescia

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Spotify     5½ / 10  11/09/2019 05:08:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Noir nostrano dei primissimi anni 80 che ritrae uno spaccato della malavita che imperversava nel sud Italia.
Nulla di che, non un gran film, anche se alla fine si lascia guardare. Riguardo ciò, gran parte del merito va a Mario Merola che praticamente da solo sorregge tutta la pellicola, altrimenti ci sarebbe stato poco da fare.
La trama vede protagonista Gennaro Savarese, ex camorrista ed ora gestore di una trattoria. Il commissario Galante però, non crede al cambiamento di Savarese e così lo sorveglia in maniera molto marcata. Un giorno, Savarese riceve l'invito a cena per la festa di compleanno del boss Francesco Ruocco, ex socio di Savarese. Gennaro accetta e porta con se sua moglie. Alla cena però, un gruppo di rapinatori irrompe e nel trambusto che si viene a creare, sparano ad alcuni degli invitati, tra cui la consorte di Gennaro. L'ex camorrista, distrutto dal dolore, decide allora di riallacciare i suoi vecchi contatti, allo scopo di vendicarsi degli assassini di sua moglie.
Senza troppi giri di parole, Alfonso Brescia realizza in fin dei conti un revenge movie, niente di più originale. Certo, le vicende camorristiche e il taglio noir/gangster della pellicola danno un po' di "condimento", però sempre di revenge movie parliamo.
Brescia in questa pellicola, sottolinea l'impotenza della giustizia contro la camorra, che ai tempi era una piaga davvero tremenda. Alla fine, ci viene fatto capire che la camorra può essere si rallentata, ma non può essere, purtroppo, debellata.
Uno dei problemi maggiori dell'opera, è forse proprio il periodo nel quale essa è stata realizzata: negli anni 80, il filone italiano poliziottesco/noir/gangster era andato scemando, dopo la gloria ottenuta nel decennio precedente. Di idee non ce ne erano molte, cosicché Brescia ha computo un'opera di riciclaggio, scopiazzando da vari poliziotteschi degli anni 70.
La regia non offre grandi spunti: innanzitutto, la pellicola si sviluppa in maniera lenta, specie nella prima parte, con scene assolutamente inutili e che danno l'idea di essere state girate solo per allungare il brodo. Poi si, dopo il ritmo diventa più sostenuto e il film è anche piacevole, però una vera sterzata non avviene mai. Di tensione non ce n'è poca, tante sequenze sono prevedibili e scontate. Totalmente inutili e messe a caso, le presunte scenette comiche con protagonisti gli scagnozzi di Savarese.
La caratterizzazione dei personaggi, o meglio, di Gennaro Savarese, funziona invece. Il protagonista è ben calato nel contesto della storia, anche attraverso i tipici cliché, ma va bene così. Diciamo che lo spettatore non resta affatto indifferente riguardo l'operato di Gennaro, e spera fino alla fine che l'uomo riesca a scoprire la verità. Ben delineato anche il boss Ruocco, veritiero e autentico, la figura più possente del film. Intrigante anche il commissario Galante, soggetto simpatico e determinato. Ho trovato irritante, invece, il boss Coppola, davvero ridicolo. Non c'è un briciolo di credibilità in questo personaggio.
Il finale è bello ed è l'unico momento del film in cui si ha una vera e propria svolta: finalmente c'è suspense, i colpi di scena presenti sono inaspettati, poi Brescia gira questi ultimi 5-6 minuti con maestria, facendo culminare il tutto con dei bei effetti speciali.
La fotografia, purtroppo, è tra le cose peggiori della pellicola, in quanto risulta totalmente assente. Sembra quasi che sia stata usata la luce naturale per le riprese. Anche la scenografia non è sfruttata benissimo, funge solo da sfondo, quando invece una città come Napoli, dovrebbe essere lei stessa protagonista.
Bella invece la colonna sonora, col suo incidere drammatico. D'altronde questi film vantavano quasi sempre delle musiche riuscitissime.
Gli attori sono tutti bravi: Merola ottimo, incarna la "napoletanità". Nel film è serio, ma conserva delle sfumature umoristiche che rendono la performance di qualità. Gran interpretazione dei dialoghi e ottime le espressioni. Molto bravo anche Howard Ross nel ruolo del commissario, belle movenze e bella parlata. Prova di spessore di Massimo Mollica, nel ruolo di Francesco Ruocco, si vede tutta l'esperienza dell'attore siciliano.
La sceneggiatura non è gran cosa, anzi: a tratti la narrazione è ingenua, con situazioni forzate, oppure ci sono cose spiegate male (però, non ci sono grossi buchi) o di fretta. Parecchi gli episodi banali e scontati. I dialoghi sono così e così, ma a volte sono talmente sciocchi da essere irritanti. La cosa buona è la stesura dei personaggi, ben fatta con protagonisti credibili.


Conclusioni: un filmetto che ha tanti difetti ma anche dei pregi. Se si è amanti del genere in questione, allora una visione gliela al film si può dare, sennò se ne può fare tranquillamente a meno.