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UN GIORNO DEVI ANDARE regia di Giorgio Diritti

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The Gaunt     7½ / 10  12/04/2013 00:20:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo sull'impressione che il personaggio di Augusta non sia così lontano, almeno in certi aspetti, dell'Irene di Europa '51. Un ruolo di madre sottratto e negato definitivamente, un dolore atroce e sordo che mai emerge palesemente nel film di Diritti ma che è chiaramente percepibile ad ogni sguardo della protagonista. Il ruolo materno è uno degli aspetti cardine di questa pellicola. Non solo Augusta ma i personaggi femminili, notevolmente più tratteggiati delle controparti maschili, rappresentano il distacco, la perdita oppure la rinuncia a tale ruolo.
Il viaggio di Augusta diviso in tre parti nettamente distinte cerca da un lato di elaborare tale dolore e trovare una nuova spinta alla propria esistenza, ma in fondo non trova risposta. Non riesce a (ri)trovare Dio perchè non si sente troppo "professionista" dello spirito nel proselitismo di Suor Franca, scopre la durezza delle favelas e il senso di appartenenza di una comunità vitale, anche se misera e minacciata dalla speculazione edilizia e quindi destinata a scomparire. Infine l'esperienza solitaria attraverso la Natura, la Madre per eccellenza.
Il finale del film è, con qualche dubbio, volutamente incompiuto e sospeso. Forse la solitudine non è la fine del viaggio ma solo una tappa intermedia, perchè diversamente da Irene più vicina ad una rappresentazione moderna di S.Francesco, Augusta è più vicina a Parsifal alla ricerca di una risposta al senso della sua vita, al cosa fare.
Un giorno devi andare è più ambizioso delle pellicole precedenti, ma allo stesso tempo più frammentario e meno compatto di esse. A volte un po' troppo abbozzato per la mole di temi proposta, ma comunque lontano a mio parere dall'essere una pellicola non riuscita.