barebone 7 / 10 03/10/2012 15:23:01 » Rispondi Come negli altri film giocati sullo stesso effetto sorpresa sparato a 5 minuti dalla fine, anche qui abbiamo una storia costruita a specifico uso e consumo del colpo di scena finale, che ne fornisce la corretta chiave di lettura. Ed è proprio la mancanza di una chiave di lettura che rende questo film particolarmente cupo e a tratti disturbante per tutto il suo svolgimento, ma una volta chiarita la corretta dimensione "onirica" tutto si aggiusta e i vari tasselli finiscono tutti al loro posto.
"Lynchiano", senza dubbio, ma devo dire che funziona, perchè in effetti questo film porta il concetto di "Thriller psicologico" ai suoi massimi livelli.
Al tempo, siamo nel 1990, la trovata finale era assolutamente impossibile da prevedere, e quindi complimenti ad Adrian Lyne, primo nella storia a mettere in scena il colpaccio finale che ribalta il senso di tutto ciò che si è visto fino a quel momento. I registi di "Il sesto senso", ma anche di "The Others", sentitamente ringraziano..
Il senso del film è quello di fare una elaborata analisi del concetto della "vita che ti scorre davanti" nel momento in cui si muore, con il buon Louis nella parte della coscienza razionale che cerca, appunto, di razionalizzare l'evento e quindi dare un senso a tutto ciò che sta accadendo, e tutta una serie di allucinazioni che in realtà non sono altro che un estremo tentativo dell'io profondo di autogiustificare gli errori commessi in vita, qui rappresentati in maniera simbolica dagli orrori della guerra, che potrebbero trovare una loro giustificazione, sempre simbolica, nel concetto della droga che annienta il volere e quindi diventa essa stessa causa dell'orrore ( o errore ) al posto del protagonista, che in questo modo ne diventa vittima passiva ( complessa rielaborazione del concetto filosofico dell'interazione tra il fato, qui rappresentato sotto forma di droga che annienta la volontà, e l'essere umano, che spesso tende ad attribuirgli la responsabilità dei propri errori ) ...
Il simbolismo termina dando un senso anche al titolo ( originale ) del film, ovvero la "scala di Jacob", qui rappresentata dalla scala di corda con cui cercano di salvare il protagonista e da lui vista come un'ultimo, estremo ma al tempo stesso illusorio, appiglio a cui aggrapparsi in cerca di una salvezza che in realtà però arriverà solo "virtualmente", grazie alle funamboliche acrobazie del suo cervello.
Che dire : non facilissimo ma assolutamente geniale !
carsit 22/01/2013 08:44:32 » Rispondi bravo. Ottima riflessioni ed ottimi spunti riguardanti questo allucinato film! :)