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ANTIVIRAL regia di Brandon Cronenberg

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  11/04/2013 14:30:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'adorazione per le celebrità trascende in uno schizofrenico feticismo tanto che, in un futuro non troppo lontano, la gente paga profumatamente per farsi inoculare i virus di cui soffrono le star del momento. La simbiosi con il soggetto venerato è talmente forte da assumere connotazione mistica, con la condivisione del malessere come punto di contatto concreto, rafforzato da un empio rituale eucaristico durante il quale ci si ciba di bistecche ricavate da coltivazioni cellulari dal blasonato pedigree.
Il business prolifera su quest'ennesima mercificazione di corpi vuoti eletti a divinità del nulla, le due cliniche specializzate in tali trattamenti fanno soldi a palate mentre il mercato della pirateria ha già capito come aggirare i vari copyright. Dell'ingranaggio fa parte Syd March, diafano e stralunato venditore della clinica "Lucas", ma anche predone sulla propria pelle, anzi, tramite il proprio sangue, di virus da vendersi sul mercato nero.
Tutto bene finché non si imbatte in un agente patogeno sconosciuto e probabilmente mortale. "Antiviral" riferisce di un contesto distopico con ritmo rarefatto e colpi di scena ben calibrati, ambienti asettici, colori smorti e star luminose, luridume invisibile, strisciante e subdolo nell'attacco all'organismo e nel penetrare menti corrotte da martellamenti mediatici inneggianti alla perfezione estetica; tutto nell'ambito di una società che è specchio estremizzato di quella attuale, fortemente improntata sull'apparire e sul profitto con ipocrite barriere morali che annebbiano la vista.
Brandon Cronenberg , figlio dell'illustre David, abbatte queste limitazioni ed esalta la fascinazione cieca verso divinità troppo terrene, a loro volta schiave di un sistema che ne cannibalizza ogni possibile aspetto sino alla morte.
Sarà fiero papà David di questo debutto coi fiocchi che raffina e attualizza alcuni temi da lui stesso trattati parecchi anni or sono nei suoi primi angoscianti lavori.
"Antiviral" riflette ciò che siamo e lo fa in maniera lucida e spietata, trascinandoci in un abisso fotografato splendidamente da Karim Hussain (il regista di "Subconscious cruelty"), percorso da sonorità inquietanti che sembrano rendere ancora più aliena la figura del protagonista, il bravo Caleb Landry Jones, a sua volta non immune alle sirene dell'infezione.
Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  26/02/2014 23:50:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma te hai capito come va a finire ?
Io ho capito solo che lui riesce a negoziare una cura con la società rivale ma non ho capito in cambio di cosa e poi perchè alla fine si beve il sangue di lei? e perchè cè lei dentro l'incubatrice? non era solo una coltura di cellule? O_o
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  27/02/2014 09:44:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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