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NELLA CASA regia di François Ozon

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oh dae-soo     7 / 10  29/04/2013 23:27:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Potrei fare il critico fico e dire che sto film di Ozon è un gioiello.
Potrei farlo perchè forse lo è davvero.
Ma non sono un critico fico (al massimo affascinante, ma fico no) e probabilmente non ho il giusto background culturale per apprezzare al massimo questo film che in alcuni momenti mi è parso andare oltre le possibilità di mia (piena) comprensione. Non che sia un film difficile di per sè, ma è senz'altro un film colto, molto colto.
Tra l'altro il soggetto mi attirava da matti, un mix tra cinema e letteratura fantastico.
Uno studente, attraverso dei temi scritti, racconta al suo professore di lettere la sua morbosa ossessione verso la casa di un suo amico, quella casa grande e bella come quelle di una normale famiglia borghese. Inizialmente l'interesse sembra solo per la casa ma più i temi (e le visite dall'amico) aumentano più il ragazzo sembra entrare in intimità con gli abitanti della stessa, il suo compagno di classe e i suoi genitori.
Il professore, affascinato dalla scrittura del giovane e anch'esso oramai morbosamente attratto da quella famiglia costringe il ragazzo a proseguire, andare sempre più avanti, entrare sempre più spesso nel cuore di quella casa e di quella famiglia.
Il soggetto è strepitoso.
La prima mezz'ora è un omaggio straordinario alla letteratura.
Qual è la differenza tra realtà e romanzo? E' possibile raccontare la prima? Colti discorsi tra naturalismo (descrivere la realtà così com'è), parodia della stessa o pura invenzione sono al centro dei dialoghi tra lo studente e il professore.
Claude racconta davvero quello che accade in quella casa o il tutto è filtrato dalle sue parole, dal suo punto di vista, dalla letteratura?
All'inizio al professore sembra interessare la verità ma più si va avanti più la vita di quella famiglia diviene un romanzo che Claude in qualche modo deve scrivere per lui. Bisogna aggiungere conflitti, dare più spazio ai personaggi, porsi un obbiettivo, creare un finale. In una parola inventare. E lo spettatore da questo punto in poi rimane anch'esso confuso, i confini tra ciò che è vero e ciò che Claude potrebbe essersi inventato non esistono più.
Claude siede in fondo alla classe, è il posto dove lui vede tutti ma nessuno lo vede. E' il ruolo dello scrittore per eccellenza, quello onnisciente ma fuori dalla vicenda. E anche a casa dell'amico Claude è sempre là, ad osservare tutto, ma perlopiù nascosto. Ascolta tutto,vede tutto. O almeno così racconta. Ma piano piano il suo ruolo nel romanzo diventa quello di protagonista della storia, le sue azioni non sono più passive ma tremendamente decisive ed importanti. Nel frattempo la vita del professore va a rotoli, la sua ossessione per il ragazzo e per quello che va scrivendo lo allontanano dalla vita reale.
Il film a mio modo di vedere sarebbe stato fantastico se avesse premuto l'acceleratore su questa atmosfera opprimente, morbosa, pericolosa, sfuggente. Ne sarebbe venuto fuori un noir sui generis senza vittime di altissima fattura o un thriller psicologico molto ansiogeno. Ozon inizia invece a stemperare la tensione inserendo sequenze irreali -quelle in cui il professore entra in scena fisicamente pur non trovandosi là veramente- che se da un lato danno più valore alla dicotomia romanzo-realtà che sta raccontando dall'altro rischiano di far cadere tutto il castello. E la stessa cosa capita con alcune scene del ragazzo con le due donne accompagnate da musichette da commedia.
Meno sarcasmo, meno gusto per la commedia nera avrebbe giovato, così il rischio di un cortocircuito tra generi è stato troppo alto.
Come nel miglior romanzo aspettavo il guizzo, aspettavo che il racconto crescesse ma invece Ozon non riesce a chiudere la vicenda nel migliore dei modi.
Anche se il dubbio che ci rimane alla fine di chi manipolasse chi è davvero suggestivo.
E quelle parole che i due mettono in bocca a quelle donne sul terrazzo, quella scena, è davvero potente. Ancora una volta viene fuori il potere del racconto, dell'inventiva e la millenaria impossibilità di conoscere la realtà così com'è.
La vita è un romanzo da scrivere.
O, come ci suggerisce il finale, una semplice rappresentazione teatrale.
Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  09/05/2013 23:28:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
pure io avrei voluto un finale diverso e per quasi tutto il film ho sperato che ci scappasse il morto, ma alla fine come dice ad un certo punto del film il professore ''un buon finale è quello che non ti saresti mai aspettato ma che è l'unico possibile'', e la genialita' del film è tutta qui : lo spettatore è al contempo CLaude e germain , ci disinteressiamo dei sentimenti, dello spessore dei protagonisti, ci interessa solo trovare UN FINALE , ma in quanto morbosi vouyer l'unico finale possibile è che claude resti con noi per raccontarci un altra storia !
oh dae-soo  11/05/2013 00:16:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì sì, ottima lettura Ina.
Ma lo so benissimo che il film ad un certo punto mi ha sovrastato,ne ho perso un pò "stima" e ha iniziato ad affascinarmi di meno.
E' superiore a quello che ho scritto :)