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EFFETTI COLLATERALI regia di Steven Soderbergh

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  06/05/2013 19:22:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vorrei essere depresso tutta la vita per avere uno psichiatra con la faccia di Jude Law...ehm... certo che cambierebbe la visione del mondo a molte persone. Ma non a caso il miglior Sodelbergh è ancora quello dei film più ignorati dal pubblico, e non credo sarà il caso di Effetti collaterali. Una strizzata d'occhio a Polansky ("Repulsion"), una a Hitchcock, un'altra a De Palma, e a decine di altre pellicole americane vecchie e nuove, una direzione d'attori non esaltante (a parte un discreto Law, appunto non-solo-avvenente). L'impressione è che non riesca ad evitare una sensazione non dico di deja vu ma di artificiosa affettazione. Questo è uno di quei film per cui andrebbero usati almeno 174 spoiler (tranquilli non ne concedo manco uno) perché diamine è tutto così combinato che il risultato ci priva delle emozioni promesse. Giocato su un doppio binario, quello del thriller psicoanalitico, coinvolge con un'abilità strategica ma soprattutto è frutto dell'abile mestiere di Sodelbergh. Che gira spesso benissimo ma questo si sapeva già.
E quanto è vile il suo ennesimo attacco alle multinazionali quando il tutto si insabbia presto in un cliché saffico che, fra l'altro, non è sensuale come si sperava e nemmeno scabroso come poteva alludere. Si tratta in effetti di un altro film sulla manipolazione psicologica delle persone, un tema che non è neanche sfruttato troppo male. La Jones magari prima della menopausa imparerà a recitare davvero, non è mai troppo tardi, neanche per lei... e così alcune sequenze magistrali (cfr. i flashback della vita di Emily poco prima dell'arresto del marito) sembrano arenarsi in un conflitto perenne, quello tra il regista e lo spettatore che cerca "solo" il buon film da sabato sera per portarci la fidanzata. Senza contare il ludicismo dei personaggi, sfrontati manipolatori con il bisogno di una profondità maggiore: meno "scenica" al servizio di uno script che s'impone solo come univoco piacere visivo