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MIELE regia di Valeria Golino

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  12/05/2013 15:51:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutti, in Italia, parlano di Miele, sconvolgente debutto alla regia di Valeria Golino. Tematica forte, sviluppata con uno stile minimal che ricorda un poco il cinema di Audiard, o dei Dardenne, forse una diversa dipendenza solitaria à la Shine di McQueen. Un film che appunto privilegia l'attenzione su un personaggio intrigante (recitato divinamente da J. Trinka, così spiazzante nel suo essere sexy suo malgrado) e che evita abilmente traiettoie cultural-ideologiche mettendo a nudo un mondo dove è difficile ma anche facile specchiarsi.
Sì perché involontariamente lo spettatore anche quello che sostiene la "facile" acclamazione dei diritti, pensa che non lo farebbe mai, lasciando ad altri il compìto arduo di "sporcarsi le mani e la coscienza".
Come nel caso della protagonista... resta impressa una frase specifica, su tutte "cos'è crede che salvare me significa una sorta di redenzione per tutti gli altri?" le domanda un vecchio. Il film è emozionante per varie ragioni, specialmente sulla capacità di lievitare il pathos trattenendo il pensiero per la coda. Ma non è tutto focalizzato al massimo. Trovo forzato proprio il rapporto di M. con l'anziano depresso, e qualche momento da fiction tv che diciamo non trattiene un'emozione verbale troppo enfatizzata.
(spoiler)
In ogni caso un film che, al di là delle sue sfumature, perché un'opera sulla morte è prima di tutto un film sulla vita - intercede presso di noi, ad affermare il principio che tutto, anche la sofferenza, può non essere negata

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