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SCARFACE (1932) regia di Howard Hawks

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Dom Cobb     7 / 10  24/04/2018 15:02:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ascesa e la successiva caduta di un boss malavitoso di Chicago, Tony Camonte, fra il glamour della sua vita dissoluta e le sudicie vie infestate da gangster pronti a freddare fra colpi di pistole e scariche di mitragliette...
Terzo e ultimo tassello dell'ufficiosa trilogia inaugurale del genere gangster nei primi anni '30, e ispirato in parte alla storia del boss per antonomasia Al Capone, "Scarface" si è ben presto imposto nella memoria collettiva come il migliore del terzetto, e la sua popolarità è stata tale da ispirare un remake cinquant'anni dopo. Personalmente, non riesco a condividere l'entusiasmo generale, pur con tutta la buona volontà; ma andiamo con ordine, perché allo stesso tempo non si tratta neanche di un prodotto da buttare, anzi.
C'è da dire che, dei tre film in questione, è proprio questo a vantare la migliore regia: non per niente Howard Hawks viene considerato un maestro fra i tanti registi dell'epoca d'oro, e qui è lui l'autore di numerose chicche visive che danno all'intero film una sua precisa identità.


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Inoltre, va anche apprezzato il coraggio con cui si presenta il marcio mondo della criminalità organizzata in tutta la sua spietatezza e incontrollata violenza, arrivando persino a rappresentare eventi che, all'epoca dell'uscita del film, ancora erano ben impressi nella coscienza del pubblico (su tutti il Massacro di San Valentino).
A parte questo, però, non vi è molto da lodare secondo me: com'era il caso per entrambi i suoi predecessori, anche "Scarface" è diventato il veicolo di successo che ha reso l'attore protagonista un simbolo del cinema della sua epoca; in questo caso si tratta di Paul Muni, ma nonostante la sua indubbia bravura, purtroppo non possiede né il carisma di Edward G. Robinson, né la simpatia da canaglia di James Cagney. Non aiuta il fatto che il suo personaggio sia estremamente antipatico, e del tutto privo di un qualsiasi fattore che permetta di fare il tifo per lui, dall'inizio fino alla fine.


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Nota dolente anche per il ridoppiaggio italiano, senza dubbio uno dei più orridi che abbia mai sentito, al punto che lo stesso Tony Camonte sembra più uno scagnozzo sottopagato che un temibile boss, con quel vocione e quell'accento esagerato da cartone animato.
In definitiva, comunque, non credo di poter condannare appieno "Scarface" per i difetti che ho appena elencato: certo, i loro effetti si fanno sentire, ma a livello puramente oggettivo non siamo di fronte a un brutto film, e il messaggio sociale che manda è attuale oggi come lo era allora. Difficile, inoltre, chiudere un occhio di fronte a una scena finale entrata di diritto nella storia del cinema, con le fredde luci al neon uniche spettatrici del dramma che si è appena concluso ai loro piedi. E indifferenti continuano a lampeggiare...