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UPSTREAM COLOR regia di Shane Carruth

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  07/05/2015 13:35:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Upstream colo"r è un'idea contorta tradotta in immagini, il parto di una mente in continua fibrillazione come quella del factotum Shane Carruth che prima ci seduce mediante un insolito incipit e poi, una volta conquistata la nostra attenzione, ci molla, forse pure un po' sogghignante, nel bel mezzo di un delirio concettuale all'interno del quale forse lui stesso è spaesato quanto noi.
Poliedrico personaggio Carruth, capace tranquillamente di gestire tutti i fili tecnici di questa sua seconda opera, passando con disinvoltura dalla regia alla recitazione (è il protagonista maschile), dall'elaborazione della sceneggiatura alla composizione della colonna sonora.
Dopo il tanto osannato "Primer" questo lavoro è un viaggio nell'intimità dei sentimenti di una coppia in apparenza vittima di un raggiro di tipo complottistico. Mettere insieme tutti i cocci di questa narrazione scomposta, cronologicamente asincronica punteggiata di una vasta gamma di azioni/pensieri/personaggi irrisolti diventa praticamente impossibile.
Comprendere fino in fondo questo film è un'impresa, non vi è concessione al sapere, ad ogni piccolo intendimento fa eco un mistero ancor più insondabile.
Affascinante nella curatissima messa in scena il microcosmo qui descritto è insofferente alle leggi logiche della narrativa; si intersecano argomenti, figure e forse mondi posizionati tra loro a distanze siderali seguendo schemi disarmonici.
C'è una ragazza drogata mediante l'ingerimento di un verme e quindi convinta a cedere ingenti somme di denaro al suo "rapitore", c'è un agente finanziario in difficoltà a causa di una frode effettuata nei confronti della società per cui lavora, quindi un silenzioso allevatore di maiali fissato con la registrazione dei suoni.
Tre storie destinate ad unirsi, legate dai quei vermi lisergici generati da un ciclo evolutivo in questo caso piuttosto chiaro.
I pregi comunque non mancano: notevole il gusto per certe inquadrature, efficace la stesura dei dialoghi minimali, eccellente il sonoro, intrigante la colonna sonora tra note ambient e pezzi new age; quando però pensi di aver capito qualcosina arriva la solita umiliazione a rendere indecifrabile il cuore della pellicola, permettendo solo una visione periferica dei contorni.
Per la valutazione mi posiziono in media res, anche perchè più che un film con realmente qualcosa da comunicare appare come un vezzo sperimentale, tecnicamente ineccepibile ma freddo, un esercizio di stile digeribile solo fino a un certo punto.