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LA GRANDE BELLEZZA regia di Paolo Sorrentino

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JOKER1926     6 / 10  26/05/2013 23:59:59 » Rispondi
"La grande bellezza" di Sorrentino pone al proprio io uno scopo prefissato; il viaggio intrapreso da parte della regia italiana converge nel concetto delle ambizioni che, purtroppo, ricadono in altre linee, ovvero nelle linee della presunzione.
Il film si imbottisce di simboli e pretende di farsi etichettare come gemma solenne della cinematografia odierna italiana e non. Dal titolo "D'Annunziano" alla resa scenica che strizza l'occhio alle baldorie "felliniane", "La grande bellezza" non sa dove andare a parare.
Il tutto è incentrato su una confezione tecnica importantissima, dagli attori alle musiche, evidenziando le scenografie di una Roma notturna in un lavoro di inquadrature eccezionali. Sorrentino, costantemente, si adopera per proporre al pubblico la fatidica inquadratura assoluta ove il personaggio spadroneggia sullo scenario incantato (un po' come nei vecchi western); fin qui il programma sembra dei migliori ma i guai sono dietro l'angolo.

Appurata la grande e plateale corteccia scenica con "La grande bellezza" viene a mancare la narrativa; ovvero oltre la sceneggiatura, enfatica e improbabile, manca quel preziosissimo filo logico/narrativo che deve guidare i personaggi, e dunque il pubblico, ad un acme di storia che latita in modo altamente vergognoso. Insomma l'icona (unica e vera) del film è quella di Jep Gambardella, (interpretato poi da un munifico Toni Servillo) un giornalista di evidentissime origini napoletane intelaiato nei circuiti della bella vita romana. La sceneggiatura dunque richiama ad alta voce la vita di un uomo bravo ed intelligente ma troppo ozioso e "distratto" da un qualcosa (la movida della notte) di fatale.
Il plot, insomma, già lascia interdetti i critici, cioè ci sarà uno sviluppo serio?
La domanda trova risposta amara. "La grande bellezza" difatti si schianta ben presto su un muro invalicabile e le sequenze iniziano a soffrire di una oggettiva ripetitività contenutistica, alle volte fin troppo nauseanti per via della famigerata cristallizzazione scenica, troppo sopra le righe.
Razionalizzando oltre modo il copione c'è da aggiungere che il meglio il film lo offre nella prima parte, nella seconda i ritmi calano pure e si mescola (in modo inopportuno) sacro e profano, la pellicola diventa quasi un "cinepanettone".

La cosa più complessa da analizzare risiede nella sfera ignobile degli apprezzamenti creatasi intorno ad un prodotto banale e pretenzioso, con tutto il patriottismo del caso, nonostante la firma italiana di un film che viene visto anche all'estero, le bocciature sono un dovere.

JOKER1926