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LA GRANDE BELLEZZA regia di Paolo Sorrentino

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farfy     9 / 10  10/10/2013 23:00:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film non si merita un voto al di sotto dell'8, anche per chi non apprezza il genere. Spesso, nel sentirlo descrivere, ho sentito la parola "pretenzioso". E' una pellicola elegantissima, che si guarda, si ascolta, si deglutisce, si assimila.
E' un teatro rarefatto e mostruoso di personaggi così assurdi e immorali, da essere reali.
Il protagonista, un grandissimo Toni servillo, è un personaggio intelligente e mondano che diviene fragile e "umano" solo di fronte alla morte. Forse avverte il suo arrivo e non comprende quello che ha ottenuto o quello che si è perso.
Alcune frasi si accollano alla pelle come un tatuaggio, sono impossibili da dimenticare.

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golosone  12/10/2013 00:42:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo con te: pretenzioso è un commento ingiusto e superficiale. Ho appena finito di vederlo per la seconda volta, e mi ha colpito il tuo commento sul "dettaglio" del funerale, che mi hai aiutato a mettere a fuoco meglio. Solo di fronte alla morte Gep ha un momento di cedimento, assalito dalla più umana delle paure : quella della durata limitata della vita, che finisce sempre troppo presto, abbandonandoci al vuoto profondo dell' "avrei potuto" ma "non l'ho fatto", "non l'ho detto", "non ho osato", "non sono andato", "non gliel'ho chiesto". E' un film crepuscolare, che può colpire solo chi nel crepuscolo c'è stato. Tutti gli altri commenteranno positivamente solo la fotografia sublime, rimanendo indifferenti alle perle nere di saggezza del protagonista.
farfy  14/10/2013 12:32:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sono contenta che ti trovi d'accordo con me! Si Gep mostra fragilità in due momenti: quando viene a sapere della morte del suo primo amore e durante il funerale. E' vero la fotografia è bellissima, ma i dialoghi fra i personaggi sono magnifici. Poi non se ci hai fatto caso, ma la prima parte dove si vedono i turisti (forse cinesi o giapponesi), c'è un momento dove uno ad un mancamento, forse muore. Penso a loro che come etnia sta dominando economicamente il mondo, incapace però a dominare le emozioni di fronte ad una grande bellezza storica, spirituale e archeologica come quella di Roma. Nel senso i tempi cambiano, ma lo splendore costruito dai nostri avi rimane. Un po' come la sindrome di Stendhal. Questo film è splendido e anche io, come te, voglio vederlo un'altra volta.