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LA GRANDE BELLEZZA regia di Paolo Sorrentino

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Rask     9 / 10  17/02/2014 14:14:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ho visto due volte.
La prima sono stato schiaffeggiato dalla magniloquenza e dal manierismo, e poi l'autocompiacimento, la visionarietà un po' forzata, la tendenza a capolavorare, alcune interpretazioni sciatte, la sensazione di progetto giovanile lasciato in sospeso per evitare di cadere nel tranello dell'opera prima troppo ambiziosa e poi lasciato a marcire e ripreso quando ormai l'ispirazione autentica era finita. E ancora una rappresentazione favoleggiante di una Roma troppo eterna e poco urbe, la presenza ingombrante di Fellini che va dalla galleria di personaggi grotteschi all'umore delle situazioni fino alle citazioni esplicite sui mostri marini. Una sensazione generale di ambizione fallita, di scontatezza esistenziale e peggio ancora, di già visto, che però dava l'impressione di custodire un grandissimo film dietro le tende.
E per uno strano meccanismo emotivo che avrà sicuramente a che fare con i processi creativi dell'autore ma pure del fruitore, la seconda visione mi ha fatto perdonare tutto. No, non perdonare. In realtà mi ha riposizionato l'eccesso che straborda dal film in una prospettiva più autoreferenziale, in modo che fosse appropriato e coerente con il quadro, magari pure involontariamente. E' un film sul niente superficiale, come il mai finito romanzo di Flaubert, e che come il romanzo di Flaubert non poteva riuscire completamente; ma è anche un film sul niente profondo, sulla presa di coscienza della vanità del tutto, disperata come quella dell'Ecclesiaste, e sulla ricerca di autenticità (l'unico valore possibile?) anche tramite la nostalgia. Capita infatti che la nostra memoria, pur imperfetta e spesso menzognera, sia comunque fisiologicamente più autentica di noi: elimina spontaneamente il chiacchiericcio e il rumore e lascia nel setaccio le emozioni autentiche e la miseria esistenziale. La ricerca insistita della grande bellezza negli attimi quotidiani non basta. Gep ha fallito una vita intera nel rincorrere quadri di bambini che corrono con una suora cogliendo frutta, o gli stupefacenti palazzi vecchi della Roma nobile, e ha deciso che non vale più la pena scrivere libri. E' un trucco, e a forza di subire il trucco la verità della morte ti accompagna da inconsapevole, mentre "soffri e non capisci". Ma anche la vita stessa è un trucco. E' una Roma astratta in cui tutti sono in overdose: di coca, di arte, di feste. Nella metropoli c'è anche l'overdose di eventi: "a Roma succede sempre qualcosa, non è successo niente". La miseria viene sepolta dietro la vacuità verbale del cardinale esorcista che deve sostenere il peso di una vita intera di menzogne e non parla d'altro che di ricette, o la marxista da televisione con una vita devastata che disprezza e giudica. Oppure viene ignorata, come il latitante vicino di casa. Quello che rimane è il silenzio e il dolore e gli sprazzi di bellezza. E pure la ricerca della grande bellezza sa di missione autentica, per quanto frivola e impossibile. Così com'è autentico il pianto "immorale" di Gep al funerale. Tutto muore e la vita è un trucco, persino la nostalgia e la bellezza sono trucchi, ma tanto vale perpetrare il trucco, realizza Gep.
Diceva un signore del '700 che quando il bello viene avvertito si esige che anche gli altri lo avvertano. Aggiungo io che pure quando invece non si avverte, si vorrebbe che neanche gli altri lo avvertano. Questo spiega bene le guerre tra detrattori e amanti dei film e conferma una volta per tutte che la bellezza non salverà il mondo, come pensava un Idiota.
maitton  07/03/2014 12:18:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ho letto due volte.
Mirabile.
martina74  05/03/2014 00:08:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
come sei bravo.
Rask  05/03/2014 13:45:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lol, e tu da dove sbuchi?
martina74  06/03/2014 20:10:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
passavo di qui. ;)