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L'OCCHIO DEL DIAVOLO regia di Ingmar Bergman

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amterme63     7 / 10  21/11/2010 21:02:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Diavolo di un Bergman! Tutti pensano che abbia fatto solo film seri, complessi e impegnati; invece si scopre che esiste una sua filmografia leggera, elegante e ironica.
"L'occhio del diavolo" ne è una delle maggiori espressioni. Sprizza ironia da tutti i pori, dalla prima all'ultima scena. Quello che accomuna i film "leggeri" di Bergman con quelli "impegnati" è il fatto che lo stile del film è semplicemente un mezzo per portare lo spettatore ad assistere e a riflettere su casi singoli/universali della vita, dell'animo e del pensiero umano.
Anche questo film quindi non fa eccezione. Cosa conta nel rapporto fra due persone? Si riesce veramente a conoscere se stessi, chi ci sta accanto? Esiste una legge universale da rispettare e un ente che la salvaguarda?
Questo è il filo "nobile" che unisce tante scenette da cinema brillante, un effluvio di battute taglienti, discorsi arguti, massime e pillole di saggezza distaccata e contemplativa. Dietro la bonarietà e lo scherzo si vede la malinconia, l'inquietudine, il senso di imperfezione e di instabilità lì pronte a minare qualsiasi cosa ritenuta intoccabile e stabile (un grande amore, un matrimonio, la sicurezza in se stessi).
Non esiste LA soluzione, semplicemente occorre cercare un modo pratico per sopravvivere e andare avanti con il meglio che è possibile avere, grazie a tanta tolleranza e comprensione reciproca. Bisogna riuscire a vivere e convivere con l'imperfezione.
Il film è molto teatrale e fa l'occhiolino a Marivaux e al gusto leggero ed elegante del ‘700. Si prende in giro il diavolo, l'inferno, il mito stesso di Don Giovanni. Si usa la tecnica delle finzione consapevole (Gunnar Bjornstrand ci presenta e commenta il film), proprio per vedere tutto con distacco e ironia e scherzarci sopra.
Bergman tecnicamente ovviamente ci sa fare. Le scenografie e le soluzioni visive sono originali e ben fatte.
C'è però qualcosa che alla lunga rende il tutto un po' pedante e manierato. La figura di Don Giovanni e del Diavolo appaiono scialbe, rigide e poco plausibili. Lo spirito che anima il film appartiene in fin dei conti a un gusto e a un mondo che sanno oggi inesorabilmente di datato.
In poche parole questo film mi ha a volte un po' annoiato, lo devo ammettere.
Da notare la figura del predicatore, forse quello più positivo fra quelli ritratti nei film di Bergman. Non manca però una critica nei suoi confronti: si perita di conoscere il mondo, la gente e Dio e neanche riesce ad avere confidenza con la moglie e con la figlia. Anche qui stagliarsi l'ombra del padre di Bergman.