caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA NOTTE DEL GIUDIZIO regia di James DeMonaco

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Matteoxr6     4 / 10  09/05/2018 02:22:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora, tanti, troppi difetti elementari, ma anche qualche pregio.

Incipit distopico: una notte all'anno vale tutto. Siamo completamente immersi nel mondo della fantasia, viene detto all'inizio e quindi mi sta bene, ma a quel punto tanto valeva tacere su alcuni dettagli come i putativi vantaggi economici: in dodici ore ci sono più crimini, omicidi e spese sanitarie che in tutto l'anno solare. E già qui si potrebbe aprire un mondo, ma soprassediamo.

Allegorie:

- Il padre si occupa di sicurezza ed è paradossale ma emblematico che capiti proprio a lui una situazione del genere. Contrario, ma ipocrita perché preferisce ricoprirsi dello sterco dell'omertà da buon padre di famiglia borghese, esattamente come tutti noi. La sua corazza borghese viene metaforicamente scardinata dai suoi stessi borghesi vicini o comunque di pari rango sociale. Buona trovata.

- il figlio minore, piccolo non a caso, rappresenta l'umanità ancora nuda e pura presente nell'animo umano. L'Umanità perduta così emotiva che risulta razionalissima in quel mondo di folli.

- La gente. Le leggi intervengono quando il diritto naturale viene squarciato, cioè sempre. Siamo regolati da leggi perché siamo bestie. Pensate veramente che se fosse legale, solo pochi psicopatici andrebbero a caccia di "zengheri"? Eppure le elementari le abbiamo fatte tutti e di un certo nazismo pare che ne abbiamo sentito parlare. 10 milioni di morti, 6 solo di ebrei schiavizzati e gasati. Almeno nel film è un giorno all'anno; la realtà è stata peggiore, purtroppo. *****, se lo è stata; e lo sarà, visto cha la storia è un'apocatastasi. Però io stesso lì per lì non mi capacitavo dell'aberrazione filmica. Curioso, no?
Purtroppo, al di là dell'aspetto e del vestiario, il regista compie l'errore madornale di dipingere la popolazione omicida senz'anima, direi robotica. Male, malissimo, reazionario, perché in questo modo distacca, scherma, svincola, erge a moralmente migliore lo spettatore rispetto alla distopia, mentre invece avrebbe dovuto farlo sussultare interiormente, anche "offendere" (vedi l'accenno al nazismo di prima, in cui non è che da un giorno all'altro sono diventati tutti "malvagi", dal bimbo di nove anni alla vecchietta di novanta).

- La madre: la più ingenua di tutti, forse, nel finale sembra essere quella più segnata e maturata dall'esperienza. Però, come la figlia, non ha una ruolo vero tangibile e interessante.

- Il figlio di papà: l'antagonista che strizza l'occhio ad Arancia Meccanica è evidentissimo. Il collegamento ci sta, perché come in quell'immenso e intelligentissimo adattamento, uno dei filoni cardine era: "Non credo in niente, quindi ti ammazzo", in contrapposizione al disvalore degli anni precedenti al periodo postideologico (gli anni di piombo in Italia, per esempio), in cui il motto morale era: "Credo in questo e quest'altro, quindi ti ammazzo". Arancia meccanica trasmetteva poi un'altra letteratura, ben più complessa e quindi non mi dilungo oltre, troncando subito un possibile paragone. Ritornando all'antagonista, purtroppo non gli si dà il minimo spazio introspettivo, neanche un briciolo e questo determina una pecca molto seria.

- La trama: si passa da uno spunto convincente a uno sparatutto commerciale dei livelli più beceri. il guaio è che ciò comprende praticamente quasi tutto il film. Molto, molto male.

Insomma, una possibile e onesta opera satirica pasticciata a più non posso.