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L'EVOCAZIONE - THE CONJURING regia di James Wan

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Jolly Roger     8½ / 10  23/11/2019 15:09:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il mio voto è forse un po' alto, ma voglio premiare questo film horror perché è realizzato con grande cura. Anzi, direi proprio con maestria. Tant'è vero che da esso sono derivati spin-off (Annabelle) e sequel (The Conjuring 2) nonché storie parallele, come The Nun.

Ciò che lega tutti i vari film non è tanto la storia.
Certamente le figure di Ed e Lorraine Warren sono un grande filo conduttore, così come la figura di Annabelle (a proposito, ma che sguardo agghiacciante ha 'sta bambola!) – ma ciò che davvero lega questi film è un certo modo di descrivere il soprannaturale, di rappresentare l'orrore. Questo particolare modo, davvero efficace, si concretizza con due sfaccettature, una narrativa / di sceneggiatura e una registica, che si intrecciano in modo perfetto. Dal punto di vista narrativo, The Conjuring va a pescare dentro l'orrore più profondo, quello più cattivo, quello demoniaco. Non si tratta di fantasmi o spiriti cattivi. Si tratta del Demonio. Forse non proprio il Diavolo in persona, ma qualche altro angelo caduto, il nome del quale viene anche citato in qualche film della serie; ma in realtà, forse è proprio lui. Perché, si sa, il demonio corre sotto tanti nomi diversi. Io sono Legione, dice l'indemoniato a Gesù. "Qui dentro siamo in tanti" dice, se non ricordo male, la bambina posseduta in L'Esorcista.
E, se c'è un film da cui The Conjuring ha tratto ispirazione, molto più che dai film sulle case infestate o alla Poltergeist, è proprio L'Esorcista.
Potremmo anche dire che The Conjuring, e i suoi figliocci come Annabelle, hanno portato il Demonio fuori dall'Inferno; ma, a differenza dei classici film sugli esorcismi, esso non se ne sta fermo dentro la persona posseduta… ma "sconfina", provoca danni a chi sta intorno. Del resto, come viene ripetuto più volte, il concetto sui cui si basa tutta la narrativa di The Conjuring è che i Demoni non possiedono le cose (come bambole, ad esempio), ma possiedono le persone. Al limite, vi possono essere oggetti, come bambole, disegni, altri giocattoli (e ve ne sono tantissimi nei vari film) attraverso i quali il demone passa dall'Inferno al nostro mondo (o, sarebbe meglio dire, dall'Inferno a dentro la persona posseduta). Queste cose sono dei "conduit" e rappresentano i modi in cui il Demone si avvicina alle persone, le circuisce. E ciò permette di allacciarmi alla seconda sfaccettatura che rende questo film impeccabile: la regia.
Le scene delle apparizioni e delle manifestazioni, o chiamiamole "avvicinamenti demoniaci", sono girate in modo perfetto: la componente jumpscares è limitata, mentre la tensione si avverte maggiormente nelle scene più lente, perché è proprio in queste che la presenza maligna si fa più insistente, fino a diventare palpabile: la prolungata scena dei "clap clap" è un esempio magistrale, ma anche quella della stanza da letto, in cui una delle figlie vede il maligno accanto alla sorella: incredibile come, seppur non si veda nulla nè nessuno, si abbia la certezza che in quel punto oscuro della stanza vi sia qualcuno, come si avverta in modo concreto la presenza del Male.
Un'altra scena che val la pena citare, per la maestria registica, è l'arrivo degli Warren alla casa; una scena ripetuta in due situazione diverse, ripeto, la stessa scena, ma rappresentata con un contrasto che trasmette emozioni drasticamente diverse. Tranquillizzante e quasi gioiosa, la prima, vista sul piano emotivo della famiglia. Terrificante invece la seconda, ovvero la stessa scena, ma vista dagli occhi di Lorraine. Già solo questo dimostra che questo James Wan sa quello che fa e lo fa molto bene.