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SACRO GRA regia di Gianfranco Rosi

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  12/03/2014 11:14:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' il Grande Raccordo Anulare, ma potrebbe trattarsi di una qualsiasi autostrada fiancheggiata da zone densamente abitate. Luoghi indistinguibili l'uno dall'altro dove agglomerati cementizi e spazi verdi si susseguono senza soluzione di continuità. In questo grigiore Rosi posiziona elegantemente la sua mdp, riprende con ammirevole stile infinitesimi frammenti di vite spese ai margini della capitale evitando l'evento straordinario. Solo palpiti di esistenze simili a tante altre, come in un documentario di orientamento antropologico di cui purtroppo si fatica ad afferrare il senso. Lo spezzatino filmico si avvicenda in istantanee esistenziali tenute insieme dalla deprimente cornice panoramica; gli attimi di vita sono irrilevanti per chi li ha vissuti, figurarsi per lo spettatore pagante. Se non altro al regista non mancano capacità tecniche e coraggio nel cercare vie narrative non scontate. Anche se poi il coinvolgimento è basso e la noia domina.
Trasuda un forte senso di realtà da questo grande puzzle umano, unito a una sensazione fastidiosa di rassegnazione, quasi ci si trovasse in un limbo al cui interno lo scorrere dilatato del tempo è regolamentato in maniera incomprensibile e dal quale non ci si può affrancare.
Molti i personaggi: ci sono quelli più scontati e tipicamente "periferici" come le prostitute anziane, i travestiti e i volontari della Croce Rossa, affiancati ad altri più fuori dagli schemi, come il nobile con lussuosa dimora in mezzo al nulla, l'attore cinematografico che non ha mai sfondato, il pescatore d'anguille e lo studioso determinato nell' eliminare il mortifero punteruolo rosso dalle palme della zona. Però, a spiccare veramente, solo la coppia padre/figlia, con lui fornito di gran eloquio e velocità di pensiero, ora caduti per qualche motivo in disgrazia e costretti in un buco di qualche condominio alveare. Trattasi di isolato momento ridestante, insieme al tenero scambio tra una madre ormai sconfitta dagli anni e un figlio che non dimentica di riempirla d'affetto.