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DESERTO ROSSO regia di Michelangelo Antonioni

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Mpo1     10 / 10  23/10/2005 23:57:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Primo film a colori di Antonioni, 'Deserto rosso' è un'opera di transizione tra la precedente trilogia dell'incomunicabilità ('L'Avventura', 'La Notte', 'L'Eclisse') e le successive tre opere realizzate all'estero. Con i 3 film precedenti 'Deserto rosso' ha in comune la presenza di Monica Vitti ("musa" di Antonioni a quel tempo) e le tematiche dell' alienazione e dell' angoscia esistenziale, portate qui alle estreme conseguenze. Con i 3 film seguenti invece condivide l'uso del colore ed una propensione al simbolismo.
'Deserto rosso' è l'ennesimo capolavoro di Antonioni sulla solitudine e l'insoddisfazione dell'uomo, una riflessione lucida sull'orrore dell' esistenza. "C'è qualcosa di terribile nella realtà", dice la protagonista Giuliana, sopraffatta dalle sue paure. La vediamo sin dall'inizio del film vagare senza meta, con lo sguardo perso, inquieta e sofferente. Il suo malessere è sia esistenziale che sociale: la presa di coscienza del vuoto della vita e insieme l'impossibiltà di relazionarsi con una società alienante. Nessuna delle persone intorno a lei la può aiutare, nemmeno il figlio, tanto meno il marito che non riesce a capirla. Giuliana tenta varie strade per sfuggire al proprio malessere: il suicidio, una relazione extraconiugale, la fuga. Ma niente di tutto questo può servire. Rimane il sogno, la fuga dalla realtà attraverso la fantasia (l'enigmatico racconto della spiaggia), ma neppure questo è sufficiente. Si può solo imparare a convivere con la propria sofferenza. Tutto rimane uguale a prima.
Se sul piano dei contenuti il film è profondo e ancora attuale, anche sul piano formale è un capolavoro. Spesso è indicato come uno dei migliori film a colori della storia. Il colore è utilzzato in maniera anti-naturalistica: il rosso domina molte scene, ma prevalgono colori sporchi e cupi, fino al giallo che esce dalle ciminiere. Anche l'ambiente è deformato, rappresentazione estrema della società industriale ma anche specchio dell'interiorità della protagonista. Ravenna è ridotta ad un deserto industriale, pieno di fumi e nebbia, dove dominano le fabbriche ed i loro rifiuti, mentre minacciose navi si stagliano all'orizzonte. Gli interni sono vuoti e stilizzati. Da segnalare anche la colonna sonora elettronica, elemento che insieme agli altri crea una perfetta atmosfera di desolazione e alienazione.
Leone d'oro alla mostra del cinema di Venezia.
Macs  09/11/2009 17:45:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai scritto questo commento più di 4 anni fa, ma lo leggo solo ora. Complimenti, hai scritto cose illuminanti e che condivido completamente.
Mpo1  31/01/2015 12:42:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie!