Terry Malloy 8½ / 10 08/09/2007 14:01:24 » Rispondi è bello confrontarsi con il cinema di Antonioni. devo dire che questo film, seppur no mi ci riconosca come cinefilo e persona, sia molto bello...mi è piaciuto molto. anche se Michelangelo possedeva uno stile molto personale, penso che non fosse così esclusivo e solitario come dicono i critici, l'incomunicabilità di cui tanto si parla non l'ho vista, anzi, vedendo Deserto Rosso ho tratto alcune conclusioni di totale scissione dalla critica internazionale. i personaggi di Antonioni hanno una gran voglia di amare. sono persone normali, possiedono una loro cordialità e schiettezza (gli operai frequentemente incontrati, ma anche la protagonista) e già nel primo incontro al negozio fra Corrado e Giuliana si nota una bruciante voglia di comunicare, amare. l'incomunicabilità è come dice Dino Risi, una *******ta dei critici, essi consideravano questo regista il loro pupillo perchè così potessero esprimersi nella loro cultura d'elite, ma io penso che qualsiasi persona possa confrontarsi con le vite di Antonioni e trarre giuste, anche se non elevate, conclusioni. dicevo...questi personaggi possiedono volontà, ma non gli strumenti per amare. la loro chiusura è anche determinata dai fattori che Giordano Biagio ha inserito all'inizio della sua recensione, ma non solo: insoddisfazione, aberranza verso l'ipocrisia dei rapporti, ma soprattutto abitudine. abitudine di vedere sempre gente cara attorno, ma coscienza di non poter costruire rapporti e relazioni sempre più mature, a questo proposito Giuliana è molt coerente, sincera. i personaggi di Antonioni hanno paura di perdere tutto e si chiudono in una formalità che a loro non è gradita, ma che è necessaria; si creano una schermata di abitudini e ripetizioni ("io mi porterei dietro tutti quelli che mi hanno voluto bene e ci farei un muro intorno a me") con cui fuggire dalla loro stessa realtà di pensiero: la loro "realtà di pensiero" è la loro voglia di amare veramente le persone, non solo per abitudine. è bellissimo il finale in cui finalmente i colori assumono la loro tinta e la donna se ne va con il bambino, quasi a ritrovamento di un equilibrio relazionale se non perfetto, almeno umano e condivisibile. penso che Antonioni abbia sviluppato in una chiave esistenzialista più introversa e dolente la poetica di Fellini: nel film ricorrono dei "topoi" felliniani come la nave simboleggiante "evasione", e anche se il cinema di Fellini è più fantasioso e meno realistico di quello di Antonioni, è di più facile condivisione...questo spiega il mio voto "realativamente" basso.
Terry Malloy 09/09/2007 13:27:58 » Rispondi alla morte di Antonioni, ho anche tenuto l'intervista. non è la prima volta che Risi spara a zero sui critici...e fa bene.