caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

DESERTO ROSSO regia di Michelangelo Antonioni

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
quaker     9½ / 10  21/10/2007 22:05:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' una delle opere migliori di Antonioni, per la prima volta alle prese con il colore (ma a dargli una mano è Carlo di Palma, un grande direttore delle fotografia).
Sceneggiato da Tonino Guerra e dallo stesso Antonioni, si rivela perfetto nella ambientazione (perfettamente funzionale alla storia), sia nel paesaggio industriale che nel racconto marino: con la spiaggia rosa di Budelli, allora incontaminata, e con i graniti di Costa Paradiso (dove Antonioni ebbe per qualche tempo una villa a forma di calotta).
Iincomunicabilità è una parola oggi quasi mai usata, anche se il mondo è pieno di persone simili a Giuliana. Quello di Antonioni, ameno fino a Deserto Rosso (da Blow Up - che per me rimane il suo capolavoro - vi è una sorta di cesura) è un modo di fare cinema del tutto originale, pur dovendo egli (formatosi nella redazione di "Cinema" nei primi anni '40) parecchio, più che al neorealismo, alla nouvelle vague francese.
Gli si perdonano certe lentezze, un certo indugiare, il fatto di spezzare la sequenza e di adottare un montaggio sincopato (tutti "difetti" in un regista meno grande di lui) perché è capace di dare, complessivamente, alle sue opere un "quid" di fortemente unitario e compiuto: sicché ogni particolare, ogni inquadratura, ogni momento sono funzionali all'insieme dell'opera, e non i soliti artifici retorici, leziosi ed inconcludenti, di altri.
E' forse per questa capacità di ricondurre tutte le suggestioni di un film ad unità, che il regista italiano, sebbene oggi un po' dimenticato dal grande pubblico, ha avuto come pochi una influenza grandissima su tanti autori, da Tarkovsky a Lynch.