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DESERTO ROSSO regia di Michelangelo Antonioni

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Ciumi     9 / 10  05/03/2011 11:01:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per quanto riguarda gli ambienti, è forse il più lugubre tra i film di Antonioni. Fabbriche, cloache immobili, fumi gialli, campagne grigie, zone portuali, moli deserti, acque senza orizzonti e coperte di nebbia, navi desolate come enormi blocchi di metallo e ruggine; divengono specchi, gli specchi opachi della donna che vaga tra i recessi del progresso, la moglie che guarda i vapori, l'amante che ascolta le voci confuse, la madre che s'assorge vuota nel vuoto, ma più degli altri sensibile e malata; per l'eros che non si rialza, né con uova afrodisiache di quaglia, o per il sentimento che non la consola.

E al centro del film, un bambino, che fatica ad alzarsi, quasi l'apatia di tutti gli avesse preso le gambe; i colori della sua stanza (come in un telo le strisce delle zebre esotiche o il mondo in una cartina geografica) che non sanno respingere tanto grigiore; e poi l'atollo di una favola dal mare azzurro, pervasa di silenzi e mistero, e di sabbie rosa, e canti di rocce carnose, e un veliero disabitato che sfiora la riva e si allontana.
Dopo ancora un'avventura extraconiugale che non dà che nuovo smarrimento, e un'altra sparizione narrativa, quella del marito. La sagoma di lei schiacciata in una parete bianca. I corpi separati, il malessere ovunque, tutto che fa paura.
Un suono che s'interpone ai discorsi amorosi, dalle frequenze ignote.
La barriera di nave che non toglie l'ancora, il marinaio straniero.
Le bordate impassibili e sfocate dei colori alieni.