Terry Malloy 8½ / 10 12/09/2007 14:27:48 » Rispondi Ostico, ma meraviglioso. Non è il mio preferito del Maestro (lo è Blow Up), ma rimane uno grandissimo esempio di Cinema. Cinema che trae forza dal naturalismo (un'autentica galleria di paesaggi, quadri, culture e mondi) tipico del gusto estetico del regista per tratteggiare l'Essere Umano nel rapporto con il suo lavoro. il rapporto del soggetto con la sua professione è un'ovvietà? domanda retorica, ma necessaria. il lavoro è un'entità che plasma la nostra vita e per vita non intendo "tempo che passa", ma relazioni coniugali ed extra, amicizie, individualità, figli, soldi. quando poi il nostro lavoro è il reporter la strada prende una via molto esclusiva. il reporter predica una vita che non fa: predica Verità, ma lui non ne è partecipe, predica Storia, ma lui ne è solo un osservatore attento...insomma una vita passata a guardare da una vetrina. David Locke sfonda questa vetrina, anzi cerca di sfondarla lasciandosi tutto dietro e prendendo una nuova identità. lascia Passato e Futuro in mano a un ipotetico destino, queste due entità sono parallele alla sua vita, non sono presenze centrali che man mano non vediamo più, ma ci seguono sempre nel viaggio anche se cerchiamo di fuggirle. alla fine ci avviciniamo dolcemente e quasi senza accorgecene (ma volendolo: "che ***** ci fai tu qui con me?" risponde David alla Schneider) a un nuovo destino che di nuovo ha in verità ben poco: è nuovo morire? è nuovo dunque morire su di un letto? d'infarto? mi sembra una sorte uguale a quella di Robertson per Locke. si scappa da ogni cosa e la Morte intesa quasi come alleviatrice dell'indolenza umana (quasi voluta quindi) ci irretisce (sequenza finale) dietro a sbarre dove al di là la Vita continua e con essa la Storia.