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LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE regia di Byambasuren Davaa, Luigi Falorni

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5 / 10  30/06/2005 01:47:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come si possa esagerare dando a un filmetto furbo e garbato l'importanza artistica di un Fellini, di un Kubrick, è uno di quei misteri che mi fanno comprendere che la crisi del cinema nasce anche dal modo in cui un autore riesce ad ammiccare/comprare gli spettatori. Prima di tutto questo non è un film di "nicchia", che lo si voglia o no una buona fotografia e il gustoso (ma riciclatissimo) paradosso della civiltà vecchia che incontra la nuova c'è in decine di altre opere. Ma c'è soprattutto, ed è questo che me lo rende a volte irritante, quel compiacimento dello spettatore nel voler difendere/preservare/utopizzare un'umiltà civile/popolare che ha solo il discanto della poesia visiva. Non fatevi incantare, quest'operina merita senz'altro attenzione ma è tutta evanescenza, al di là delle immagini regna quel patrimonio della conservazione che, vista da un occidentale, sembra ritrovare l'ingenuo candore della verginità sociale perduta Consiglio vivamente di recuperare "au hasard balthazar" di Bresson , che è un'altra cosa. Riguardo al film, l'etica melodrammatica del comportamento animale (con gli istinti bestiali dell'umanità invero mai tali, c'è una solarità, una quotidiana amenità che suggerisce soltanto una dimensione patriarcale di suggestiva viltà) finisce per spostare l'asse sulla storia centrale, immettendo quel sottile ricatto emotivo che trova gli ingredienti giusti per il pubblico che sa farsi comprare, magari lo stesso che non sopporta l'Iran di Kiarostami e tantomeno i simbolismi terra-fuoco-acqua del vecchio ungherese Jancso
Heyitsmeuthere  01/07/2005 11:13:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Attento a quella frase "ammiccare" ma direi soprattutto "comprare" lo spettatore. Forse tu ti sei sentito comprato compagno, ma non spingerti troppo in là generalizzando, perchè per molti il film è stato delizioso e meno pretestuoso di quello che tu possa pensare
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  01/07/2005 16:46:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
terro' presente
Delfina  02/07/2005 11:10:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Documentario, se vuoi, nel senso che questa parola ha avuto per molti anni, ossia documentazione in primo luogo naturalistica.
D'accordissimo su Winterbottom, grande autore di film (e storie) che utilizzano il documentario come tecnica narrativa. Però, qui, si parla di animali. Forse l'argomento non ti interessava più di tanto. Ma se dobbiamo sorbirci c++++e di ogni genere sui più svariati milieu sociali (americani, orientali ecc.) attribuendogli patente di serietà e autenticità, perchè non dobbiamo farlo anche con chi vive in una tenda, sorta di "pastore errante" dell'asia finalmente giunto allo schermo? questo sì, mi sembrerebbe paternalistico.
il fatto è che ci sono società che vivono (ancora per poco, forse) al di là della mitologia dello sviluppo, e molte volte non gliene frega proprio niente di diventare come gli altri....
fra l'altro, la co-regista del film è proprio di quelle parti (mongola). ciao.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/07/2005 22:10:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
\Non ho detto che il film non mi sia piaciuto, è che trovo il tutto meno esigente di quanto sembri. Può anche darsi che l'argomento non mi interessasse più di tanto, hai ragione tu
Delfina  30/06/2005 11:40:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non capisco perché tiri in ballo Kiarostami! A me piace molto, Kiarostami, eppure ho dato 10 a questo documentario (non è un film, ma un documentario, o non si capisce?).Le due cose non sono in contraddizione. Non capisco poi di quale conservazione parli... se vogliamo parlare di conservazione, allora molti film oggi in circolazione lo sono molto di più, come Sinscity o Old boy... qua a essere potenti non sono i maschi... ma le femmine, e cammelle per di più!:); altro che paternalismo, come dici tu.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  30/06/2005 21:03:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì ma se leggi attentamente quello che ho detto intendevo dire prima di tutto che è un tema abusato e poi che a mio avviso è un po' falsa questa scogliera di verginità occidentale, l'utopia della vita umile con i veri valori della vita, etc. anche se contaminata dalle leggi del capitalismo (la tv, la parabolica) Kiarostami l'ho scelto per questo, anche lui talvolta ha esplorato questa contraddizione salvo che lui è più sincero (tipo il cellulare nel paesino iraniano di "e il vento ci porterà via") mentre se lo fa un occidentale, non posso fare a meno di trovare la direzione un po' "costruita" Mi meraviglia piuttosto che trovi conservatore un film come Old boy, quando è vero proprio il contrario Quanto al documentario o al film, le due realtà sono vicinissime, a parte che Winterbotton ("cose dell'altro mondo") anche lui sceglie la via del documentario ma se ci gira qualcosa con lo scopo di raccontarne un seguito, e un finale, beh allora secondo me questo diventa un film ciao
Invia una mail all'autore del commento Albertine  04/07/2005 10:41:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao kow...i film furbi sono ben altri credimi...nessuno ha citato fellini o kubrick mi pare e il paragone con bresson mi pare francamente fuori luogo...il film è piaciuto, ha incantato e commosso...se questo vuol dire essere ingenui allora sarà così...forse è solo sensibilità diversa e non per questo credo di dovermi sentire stupida...1 bacio...
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  12/07/2005 00:53:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non arrabbiarti, solo che mi sembra esagerato parlare di capolavoro... il paragone con Bresson l'ho fatto esclusivamente per quel film che parla del mulo, tu l'hai visto? Era un termine di paragone appropriato anche se citava soprattutto il punto di vista della padrona del mulo, la ragazza... o forse era un'asino? Mah non ricordo Un bacio anche a te