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MISS VIOLENCE regia di Alexandros Avranas

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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade     7½ / 10  08/12/2013 02:09:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh sì, proprio un bel film, forse il migliore di questa Venezia del 2013, un po' deludente. Tra tanti dubbi lasciati da lungometraggi in pole position, "Miss Violence" si è aggiudicato il Leone d'Argento e la qualifica di "film rivelazione", a pieno merito.
Il cinema greco è poco presente nel panorama europeo, ma quei pochi che riescono ad essere selezionati sono sempre drammi molto coinvolgenti e ben realizzati .
Il regista questa volta è Avranas, un giovane talento greco, di origine ebrea. La storia è quella di una famiglia patriarcale, dove la figura paterna riesce a dominare in modo intransigente e dittatoriale le componenti donne , 3 bambine, 2 giovani ragazze e l'anziana moglie. Un atto estremo, come il suicidio di una delle figlie, dà il via allo sviluppo della storia e svelerà lentamente lo squilibrio dei rapporti tra i familiari mettendo in luce i veri sentimenti che si nascondono tra le pareti della malsana atmosfera domestica. L'ambiguità della storia è avvertibile già dai primi minuti del film, dove i personaggi, apparentemente normali, reagiscono all'evento con una freddezza non comune e vengono ripresi in situazioni di vita quotidiana fortemente condizionati da un'educazione rigidissima e da punizioni ossessive.
Con il proseguire del film la vera tragedia prende corpo e la durezza di alcune scene suggerisce un tentativo da parte del regista di uscir fuori dai confini del vissuto per riuscire a descrivere una situazione generale di crisi dei valori morali, esistente nella sua realtà greca, e chissà, in tutto il mondo occidentale. In questo film non si vuole affrontare la crisi economica, la si accenna solamente; si insiste invece sulla degenerazione dei valori morali che da essa può conseguire: la vicenda potrebbe rappresentare la metafora della nostra società al cui interno le persone crescono ed imparano il significato delle cose che le circondano, così quando entrano a far parte del tessuto sociale non riescono a ribellarsi e a reagire perché sono abituate a vivere in quel modo da sempre.
Molta riflessione,ma anche cinema di forte impatto emotivo: una voluta scarsità di dialoghi è compensata da una fotografia nitidissima che mette in risalto alcune scene che colpiscono come un pugnale ghiacciato. Una parola alla colonna sonora , il cui tema principale è la splendida "Dancing to the end of Love" di Leonard Cohen, un motivo pervaso da malinconia e da un tocco di misticismo. Simile al jingle di una giostra d'altri tempi evoca un'atmosfera autunnale. Singolare la scelta di utilizzarlo come sfondo per una giornata di festa. La musica supera la scena e descrive esattamente il clima angosciante del film.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  09/12/2013 03:02:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Verissimo; il riferimento al grande Leonard Cohen è pertinentissimo, bravo!
Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  09/12/2013 20:36:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie caro. Rimaniamo in contatto;)
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  10/12/2013 18:13:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono qua! Se vuoi mia mail, ci msg.
;-)