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MISS VIOLENCE regia di Alexandros Avranas

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  16/06/2015 10:26:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una festa di compleanno come tante, nulla lascia presagire il dramma che di lì a poco vedrà protagonista l'undicenne Angeliki.
Palloncini e dolci, ma anche un salto nel vuoto dopo aver trovato la complicità dello spettatore con un beffardo sguardo in macchina.
L'atto di ribellione è servito, la fuga da quel mondo effettuata. Resta da capire il perché. I motivi per i quali una bambina di quell'età dovrebbe lanciarsi volontariamente dal terrazzo di casa.
In nostro soccorso ecco il promettente Alexandros Avranas, il quale con grande oculatezza dipana le maglie di un inferno domestico negato al mondo esterno che intuisce ma non riesce a cogliere, nonostante con esso le vittime interagiscano di continuo, vivendo in apparente normalità.
Dinamiche famigliari basate su sevizie verbali e all'occorrenza fisiche vengono messe in scena con somma freddezza, a sottolineare l'apatia creata dal regime dittatoriale vigente tra quelle grige mura.
A dirigere con inflessibile pugno di ferro i suoi famigliari c'è lo straordinario Themis Panou (Coppa Volpi a Venezia nel 2013 per questa interpretazione). Sembra l'uomo della porta accanto, in apparenza mite e anonimo, poco interessante, insospettabile. Questo è il travestimento dell'orco divenuto marito, padre e nonno. Vive con la moglie, le due figlie e i due nipoti, dalla cui conta, come detto, si è sottratta intenzionalmente la piccola Angeliki.
Il microcosmo da lui dominato prevede totale sudditanza al suo volere, i suoi adepti dopo anni di calcolata e subdola manipolazione vivono in stati semicatatonici, totalmente timorati da quell'uomo perfettamente allenato a depistare qualsiasi sospetto.
Quella morte così improvvisa e inattesa però spezza gli equilibri; Avranas non è colto dalla smania di dover spiegare, incuriosisce, chiude spesso porte per escludere lo spettatore dall'orrore, è molto ponderato nella sua evoluzione del male. Però non fa prigionieri una volta portata a galla la verità, ce la getta in faccia senza filtri, attraverso poche ma terribili sequenze.
Il tema degli abusi domestici si sviluppa in maniera pessimistica verso un finale straordinariamente ambiguo, mentre il ricercato contrasto con la colonna sonora -tutt'altro che drammatica o deprimente- ci ricorda come l'orrore a volte possa nascondersi ovunque, anche dietro mura che sembrano richiamare vite magari frugali, ma serene e dignitose.