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STILL LIFE (2013) regia di Uberto Pasolini

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-Uskebasi-     8 / 10  10/02/2015 14:49:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
COMMENTO MOLTO SPOILEROSO

Questo film ha la leggerezza e la poesia di quei cartoni animati sconosciuti che girano in rete, corti o mediometraggi, spesso muti, dai tratti particolari e dai personaggi piccoli con le loro storie che scaldano il cuore. John May, il protagonista, è interpretato da un Eddie Marsan che dà l'impressione che nessun altro al mondo potesse ricoprire tale ruolo. Questo splendido personaggio, il ritmo, le inquadrature, il finale da brividi, tutto mi ha fatto pensare, appunto, a quei cartoni di cui parlavo sopra, e forse il disegno era veramente la dimensione perfetta per questa storia.
John è un funzionario comunale che si occupa delle persone morte in solitudine: ricostruisce le loro vite da foto e oggetti, rintraccia eventuali parenti, organizza il funerale, scrive elogi funebri, sceglie la lapide, pensa all'ultima canzone che li accompagnerà in una cerimonia dove, quasi sempre, sarà l'unico presente. Anche John è un uomo solo. Ama il suo lavoro, ma arriva un inaspettato licenziamento. Ha un ultimo caso da portare a termine, Billy Stokes, ci metterà anima e corpo e tutta la voglia di provare a cambiare la sua vita. E ci riesce.
La felicità è a pochi metri, preceduta soltanto dalla beffa. John muore, muore solo, e non c'è un altro John May che possa rendere tutto questo meno amaro.
Verrà seppellito in fretta, proprio nel giorno in cui la sua vita sarebbe cambiata, il giorno dell'appuntamento che prometteva una seconda metà di esistenza in compagnia di qualcuno. A pochi metri la sua ultima mansione è più riuscita che mai, c'è un gruppo di persone che è lì solo grazie a lui, danno l'ultimo saluto a Billy e se ne vanno ignare del fatto che l'uomo che le ha riunite è steso sotto di loro.
Mai prima d'ora la morte di un protagonista era stata affrontata con un tale distacco. C'è un clima di una freddezza quasi inaccettabile.
Ed è qui che arriva il piccolo miracolo di Pasolini. Se c'è una cosa che chi mastica cinema davvero non sopporta, è l'happy ending, soprattutto quando è forzato o trascendente come in questo caso. Pasolini stravolge il nostro giudizio e riscrive l'importanza di questo espediente. Il suo "happy ending" è necessario; il suo finale disneyano entra nella cerchia delle più belle e significative scene che il cinema ci abbia regalato.