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UNDER THE SKIN (2013) regia di Jonathan Glazer

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  25/02/2015 09:26:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le sinuose e morbide forme di Scarlett Johansson nascondono molto di più che una ragazza dai facili costumi sessuali; avvolto in quell'involucro di inaudita beltà si cela un alieno in cerca di nutrimento.
Il territorio di caccia si espande in Scozia ovunque ci sia un uomo desideroso di compagnia: dalle imponenti Highlands ai piccoli villaggi, dai sobborghi o al centro delle grandi città, sino a giungere spiagge spazzate da furiosi venti e oceaniche onde di rara potenza.
Straordinario il macabro rituale dell'eliminazione dell'aspirante amante: si svolge in inquietanti edifici dove un pavimento liquido fagocita il malcapitato in un oscuro limbo.
Un copione che si ripete quasi estenuante, sino all'incontro con un ragazzo affetto da neurofibromatosi, grimaldello empatico per far scattare un sentimento che abroga la glacialità dimostrata sino a quel momento (da brividi l'indifferenza nei confronti del bimbo sulla spiaggia).
Qualcosa scava dentro la predatrice: pietà? disperazione? solitudine? o addirittura amore? Il ruolo di belva travestita da agnello perde di intensità, tanto da indurla a tentare di mescolarsi agli umani, comprenderli, imitarli; una presa di coscienza indeterminata nelle ragioni scatenanti ma assolutamente dirompente nell'urgenza.
Così facendo, senza più la copertura degli enigmatici motociclisti e senza più il protettivo furgone, si espone al pericolo, assumendo il ruolo di vittima, non più di cacciatrice.
Torna su livelli notevoli Jonathan Glazer, ricordato solo per il flop di "Birth - Io sono Sean" e a malincuore non per il notevole noir surreale di "Sexy Beast".
"Under the skin" si segnala per la sceneggiatura povera di avvenimenti solo in apparenza, in realtà ricca di riflessioni offerte da una narrazione asciutta, ipnotica e suadente come la camminata maliziosamente ondeggiante della protagonista e in linea con il magnetismo di una soundtrack dai suoni cupi.
I dialoghi volutamente banali della prima parte mutano in silenzi carichi di significato, in cui l'elemento naturale si erge potente in tutta la sua maestosità scenografica, mentre il meraviglioso finale fonde l'estetica mozzafiato con i bisogni di una creatura spiazzata dall'esigenza di mettere (letteralmente) a nudo la sua essenza, così fragile e così simile a quella umana.