caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

THE SEASONING HOUSE regia di Paul Hyett

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  03/02/2015 12:14:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Durante la guerra dei Balcani, in un'imprecisata zona della ex Jugoslavia, giovanissime ragazze vengono imprigionate in un bordello per poi essere date in pasto agli appetiti sessuali di "clienti" che quando va bene sono miliziani senza alcun rispetto della vita.
Tra queste poverette c'è Angel, sordomuta e con una voglia sul viso. Ritenuta inadatta per il ruolo di schiava sessuale viene utilizzata come una sorta di factotum di quel luogo incredibilmente fetido, pregno di dolore e luridume: Angel disinfetta le ferite delle ragazze, ne allieva le sofferenze e le droga prima di ogni rapporto.
Assolve i suoi compiti senza mai disubbidire, il boss del posto l'ha presa sotto la sua ala protettrice, le evita le violenze cui sono sottoposte le compagne di sventura in cambio di devozione assoluta.
Tutto funziona finchè la ragazza stabilisce un contatto con una prigioniera in grado di comunicare attraverso il linguaggio dei gesti. L'arrivo di uno squadrone di paramilitari (capitanati dall'ottimo Sean Pertwee) colpevoli di vari crimini di guerra - tra cui l'assassino della madre della protagonista- fanno scattare la molla della ribellione e della sete di vendetta.
Una prima parte dolorosa, in cui la violenza a tratti è davvero difficilmente digeribile per quanto si eviti il particolare compiaciuto, il tutto ambientato in una location fatiscente resa ancor più opprimente dalla sapiente fotografia.
Poi il film perde di intensità, mantenendo tuttavia immutate le esplosioni di violenza al servizio di un rape & revenge piuttosto atipico. Molto brava la giovanissima Rosie Day, sicuramente tra le note maggiormente positive di una pellicola in cui il divario tra prima e seconda parte è piuttosto marcato. Paul Hyett al suo debutto dietro la mdp gestisce splendidamente la parte introduttiva per poi farsi piuttosto banale e poco credibile in seguito, aderendo ad un'azione sicuramente efficace ma poco coinvolgente dal punto di vista emotivo.