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MACHETE KILLS regia di Robert Rodriguez

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     5 / 10  24/03/2014 13:58:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo appena un (fake) trailer e un film il personaggio di Machete pare arrivato al capolinea.
Pistole falliche, wonderbra/mitragliatore, sbudellamenti e teste mozzate, intestini usati per i motivi più disparati, killer che cambiano faccia come cambiassero mutande...beh, questa roba non sorprende più. Soprattutto se inserita in un tourbillon di eventi (chiamarli trama mi vien male) in cui Robert Rodriguez punta a livelli d'ignoranza epica fallendo proprio nella sua volontà di divertire esagerando.
Occorre una certa creatività anche a queste latitudini ultrakitsch; va benissimo quindi guardare al modello più infimo del film di genere anni '70 -quello messo giù alla chetichella senza grandi ansie- ma al tempo stesso non si può pensare di divertire appoggiandosi sempre alle stesse quattro idee messe in croce.
"Machete Kills" annoia oltremodo, il giocattolo non stupisce più e quando tenta la deviazione da territori ormai logori prendendo una discutibile deriva fantascientifica (con reiterati quanto anacronistici omaggi alla saga di "Star Wars") affonda.
Un abbaglio poi dividere l'iconico Danny Trejo da Demian Bichir, potenziale devastante spalla in un gioco a rimpiattino tra brutti ceffi. E invece si propende per l'entrata in scena di Mel Gibson, equivalente allo scadimento nella totale banalità. Da quel momento in poi si assiste ad una parata di raro piattume e ad un susseguirsi di combattimenti che lasciano indifferenti.
Ora le avventure del sanguinario eroe continueranno nello spazio ma le premesse sono tutt'altro che incoraggianti.
Di buonissimo livello il parco gnocca con Amber Heard e Sofia Vergare a giocarsi lo scettro di più bella del lurido reame. C'è poi il consueto rilancio alla Tarantino: Cuba Gooding jr., Antonio Banderas e Charlie Sheen (per la sua prima volta sullo schermo col vero nome di battesimo) tra i riesumati eccellenti.
Mentre la regina dell'eccesso, Lady Gaga, appare per una manciata di minuti denotando autoironia e la solita lungimiranza imprenditoriale nell' autopromuoversi.