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JOBS regia di Joshua Michael Stern

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sev7en     6½ / 10  29/11/2013 14:57:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dal 1971 al 1991, la biografia imperfetta del recentemente scomparso Steve Jobs – geniale ed eclettico fondatore della Apple Computers – tra molte luci e ben poche ombre, per raccontare al pubblico cinematografico non solo l'operato, ma l'uomo stesso…

Lungamente atteso, vivisezionato da stampa e fan ancor prima della sua uscita, il lungometraggio diretto da Joshua Michael Stern – qui alla sua terza opera importante dopo due film da dimenticare – ripercorre la storia di Steve, giovane "figlio dei fiori"/"genio creativo", e Jobs, "genio creativo"/"inflessibile macina produttiva", asciugandone i contenuti storici per confezionare una due ore da pop-corn e Coca Cola.

Ashton KutcherIl film non annoia, è scorrevole e si lascia guardare, ma coloro che hanno letto il libro o hanno memoria de I Pirati della Silicon Valley sono avvertiti fin da principio: la sceneggiatura di Matt Whiteley è la storia romanzata del sogno americano, incarnata da Jobs, un uomo alla ricerca della propria identità, costretto a ricorrere a droghe e allucinogeni perché realtà e creatività viaggiano su due universi paralleli, che si toccano, senza mai ricongiungersi, nell'iperuranio.
Dermot MulroneyPredisporsi fin da subito con questo animo permette di assaporare tutto quanto di buono c'è nella pellicola, come la matura e credibile interpretazione di Ashton Kutcher, l'accompagnamento audio che attinge a piene mani alle sonorità dell'epoca, la cura riposta nella rappresentazione delle varie location e nella tipizzazione delle figure di contorno, in particolare quella di Steve "Woz" Wozniak. Sebbene per queste ultime il regista abbia ritagliato siparietti stile spot pubblicitari, l'unico che insieme a Jobs calamita l'attenzione è proprio Woz, il vero genio cui l'altro Steve deve tutto ma che ricompensa fin da subito con un gesto di totale, assoluta, lealtà (5.000 dollari per un software messo a punto da Woz che nel cambio effettuato da Jobs si riducono magicamente a 350…).
Woz, riflettendoci, è la vera e propria nemesi di Jobs, la metà umana, compassionevole, "irrazionale" perché per quanto possa proclamare il creatore dell'iPod, le sue azioni in azienda e nella vita personale sono dettate dall'unico credo del successo, della ricerca del bello assoluto ma funzionale, e dell'innovazione: amore, figli e vita sociale non pervenuti.

Ashton Kutcher e Abby BrammellGuardando invece il film con un occhio sullo schermo e l'altro sulla cronistoria, emergono lacune nelle ricostruzioni, buchi temporali, approssimazioni e salti pindarici tra un argomento e l'altro che portano all'irritazione, non solo perché si dà una visione a senso unico di Jobs senza tuttavia mostrarne l'estrema crudeltà e la redenzione finale, ma perché si ignora totalmente il percorso di maturazione interiore che il tradimento di Bill Gates, l'abbandono della sua compagnia, il ripudio della propria figlia (ma l'Apple Lisa ne è un omaggio…), e la consapevolezza che corpo, anima, spirito, successo e ardire nulla possono contro le debolezze del corpo e la fragilità della vita, appesa a un filo costantemente in balia del vento.

Non un'opera d'arte, indubbiamente, ma una finestra spalancata sulla vita di un uomo che potrebbe essere chiunque di noi, catapultato all'interno di un mondo alieno, che non ascolta né vuole recepire i sussulti, cementando con lo scontro diretto, autoritario e a tratti autarchico, l'unico canale di comunicazione utilizzabile.