caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

SUICIDE CIRCLE regia di Sion Sono

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  26/05/2011 11:14:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tema preoccupante quello del suicidio,soprattutto in Giappone dove ha assunto da tempo l’entità di vero flagello sociale.
Sion Sono non tentenna intorno al problema ma percuote sin da subito lo spettatore con un’incredibile sequenza girata nella metropolitana di Shinjuku,luogo prescelto da 54 studentesse per un sanguinosissimo suicidio di massa.
Su questa tragica e insolita vicenda indaga la polizia persuasa che qualcosa abbia spinto le ragazze all’insano gesto.Nel frattempo i suicidi aumentano,soprattutto tra giovani che si tolgono la vita per emulazione inneggiando ad un enigmatico club,sullo sfondo di tale folle fanatismo una pop-band costituita da ragazzine e la loro martellante canzoncina dalle inequivocabili allusioni.
”Suicide Circle” è straordinario nella prima parte,perfetto nell’instillare dubbi e a dar forza ad uno scenario fortemente depresso adatto a riportare un disagio sociale quasi irrobustito dalla stessa cultura nipponica.Al momento dei chiarimenti però il film perde quota diventando un cervellotico rebus soggetto a molteplici interpretazioni,screditando così il clima di intrigante mistero fin lì istituito.
Il regista indugia su riflessioni dall’intricata comprensione,lascia che i tanti interrogativi disseminati lungo la pellicola non sempre trovino risposta,il suo merito è comunque quello di non stufare ma spingere allo sforzo cognitivo.Per contro le parentesi surreali cui Sion Sono spesso si affida non funzionano granchè.
Contestabile anche la struttura corale in quanto buona parte dei personaggi finisce con l’incidere in modo superficiale,la visione vuole essere collettiva e improntata ad un ampio raggio ma finisce con il disperdersi.
Resta un film interessante e coraggioso ma poteva essere un capolavoro,peccato per lo zibaldone finale e per la libertà interpretativa ceduta allo spettatore.