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IN SOLITARIO regia di Christophe Offenstein

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Jimiwave     10 / 10  26/11/2013 19:49:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di solito inizio commentando il film ma stavolta ho il dovere morale di sottolineare la media ingiusta di questo bellissimo lavoro di Offenstein: è un film sognante, sconfinato, che invade il cuore dello spettatore con un senso di libertà e con emozioni pure e semplici come la tenacia, l'amicizia, la fedeltà negli ideali e la sportività, su tutti.
Mi stupisco che kowalski gli abbia dato un voto così basso facendo riferimento allo scarsi realismo di alcune situazioni: può uno skipper sperduto in mezzo all'oceano avere una donna a bordo senza provarci? può la sua donna a casa non essere gelosa? Rispondo io per loro: Può, assolutamente. Ho avuto a che fare con francesi e spagnoli e posso dire che sono molto diversi da noi italiani, nella gestione dei rapporti sentimentali e nei rapporti umani in generale. Qui sono in gioco sentimenti talmente elevati, (oltre che la vita stessa del concorrente alle prese con frequenti tempeste) che accusare un film di scarso realismo per l'assenza di passioni di rango inferiore come la "gelosia" mi sembra inappropriato.
Un po' meno realistica la scena della visita medica: per diagnosticare un'anemia falciforme serve ben più di uno stetoscopio digitale.. ma mi piace credere che abbiano omesso un prelievo per dovere di sintesi.
Un 10 e lode alle scenografie, alla fotografia, al meraviglioso audio che rende alla perfezione i rumori del mare e dei venti, e allo spettacolare uso della telecamera: a tratti sembra di essere lì, a lottare e inzupparsi sulla barca di Kermadec che taglia le onde nei fragorosi mari del sud.
Bello il personaggio dello skipper, in apparenza burbero, ma in realtà scanzonato e come vedremo alla fine, romantico e forse un po' ingenuo.
In linea generale non nutro molta simpatia per i francesi, nè per i loro film, ma quando qualcosa è ben realizzato bisogna prenderne atto. Quando saremo capaci noi di realizzare qualcosa di simile? Chissà.. per ora sembra sia uscito un certo "fuga di cervelli".. svegliatemi da questo sonno!
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  27/11/2013 01:12:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh fai male a non avere simpatia per i francesi e i loro film (ti dicono niente Renoir, Clair, Melville, Becker, Bresson, Truffaut, Sautet e perché no Kassowitz) ma io facevo riferimento non tanto o solo alle aspettative ma a una serie di film che in fondo riproducono lo stesso script (uno ho scordato persino il titolo) in questi anni, e poi guardo quello di Kaurismaki che pur essendo lieve divertente e poetico riesce a stimolare l'incontro con la parabola sociale (non è francese il regista è finlandese ma lo spirito è molto francese). Forse ho sottovalutato la forza della competitività che secondo me non aggiunge molto a quanto si è già detto a proposito (v. anche certi prodotti dal successo internazionale tipo Momenti di gloria). Però capisco che è un film bello visivamente, ma per esempio non mi raggiunge così tanto questa sorta di vittoria individuale (che ha anche i suoi momenti di stanca, ammettilo) che si trasforma in un'apertura con l'altro e quindi a una condivisione di ... (spoiler). Mi sono permesso un poco di sarcasmo sapendo che il film è campione d'incassi in Francia, dove non entra più nessuno e conoscendo almeno in parte la frontiera di Ventimiglia e il disinteresse sconcertante che nutrono verso gli immigrati e le vicissitudini che riguardano il Nostro paese di sbarchi e tragedie sul mare, la storia mi suona un pochetto ipocrita, tutto qui. Non per nulla mi sembra che il clandestino - espediente della vicenda sia alla fine il clandestino reale di un contesto sportivo dove conta solo vincere. Così l'ho visto io almeno