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DALLAS BUYERS CLUB regia di Jean-Marc Vallée

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hghgg     7½ / 10  17/05/2014 22:47:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel film questo di Vallée anche se siamo ben distanti anche solo dall'avvicinarsi al capolavoro. Il peggior difetto, soggettivamente parlando, del film è la poca capacità della sceneggiatura e ancor di più del soggetto di coinvolgere davvero: sarà che una storia su un tema così abusato e su cui oggi si sa (o almeno so) non poco non mi interessava particolarmente, sarà che non sempre la sceneggiatura si mantiene su livelli eccelsi ma il film non è riuscito a catturarmi e ad entrarmi nell'anima. Lo stile e le scelte del ritmo della buona regia di Vallée e del montaggio sono risultati quindi un po' troppo lenti (soprattutto nella prima parte, nonostante gli eventi si succedano con estrema rapidità ma a mio avviso non con una grande scorrevolezza) facendo risultare la struttura complessiva del film un po' pesante sebbene io non abbia mai provato reale noia o disinteresse, questo soprattutto grazie all'abilità degli attori e allo stesso Vallée che riesce a gestire bene cast e ritmo con una buona prova alla regia e con momenti e sequenze sicuramente memorabili, alcuni davvero molto buoni.
Alcune scene e alcune scelte di Vallée sono riuscitissime, tutta la parte centrale con il contrabbando di medicinali è ottima, con la nascita del "Dallas Buyers Club" e la "società" che viene a formarsi tra Woodroof e Rayon (a volte chiamato solo "Ray" un involontario richiamo alla "Sister Ray" dei Velvet Underground ? Perché ci starebbe tutto) e poi c'è la sequenza della

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER diretta con grande classe ed efficacia drammatica. Altre cose mi hanno convinto meno, il personaggio della dottoressa ad esempio e il suo rapporto con il protagonista mi sono scivolati via come se niente fosse, impalpabili, molto più interessante (seppure fosse forse la cosa più scontata e banalotta del film) l'evoluzione del rapporto tra Woodroof e Rayon, almeno per come è stato scritto, con classe. Nemmeno il finale, devo dire, mi è dispiaciuto, la storia biografica è stata trattata con tatto, intelligenza e abilità senza troppi facili moralismi, la giusta dose di crudezza, mai eccessiva, e un equilibrio invidiabile, merito anche allo script ed è un peccato che non riesca mantenere l'attenzione alta e costante proprio per tutto il film, merito forse più della storia in se. Ambientata nella seconda metà degli anni '80, la battaglia personale e poi collettiva di Ron Woodroof è come detto ben trattata ma il tema delle prime devastanti diffusioni del virus dell'HIV e conseguentemente dell'AIDS, le "credenze" (malattia contratta solo dai "froci") la consapevolezza e l'informazione (gli altri modi in cui si può contrarre il virus) sono tutte cose che oggi, almeno nel modo in cui sono narrate in "Dallas Buyers Club", attirano poco il mio interesse. Poco male, il film è quindi di impianto molto classico, ma ben diretto e molto ben interpretato, non è certo un capolavoro ma una valida visione, questo senza dubbio.

E siamo all'ultimo punto, gli attori. Be, a parte i tanti volti e caratteristi che fanno il loro dovere e a parte Jennifer Garner che non mi ha detto nulla, qui gli attori che fanno il bello e il cattivo tempo sono due: Matthew McConaughey e Jared Leto. Il primo, protagonista del film, è decisamente impazzito. Per anni e anni è stato un attore totalmente mediocre, apparentemente irrecuperabile e poi, negli ultimi anni (diciamo da "Killer Joe" di Friedkin) si è trasformato come non lo so in un attore, non dico straordinario, ma comunque di indubbio talento, con grande espressività, capacità di entrare nel personaggio e notevole duttilità e trasformismo. La sua in "Dallas Buyers Club" è un'interpretazione senza sbavature, bravissimo e convincente dal primo all'ultimo minuto, in perfetta sintonia con il suo personaggio. Un miracolo del cinema la sua trasformazione. Il secondo, Jared Leto, aveva già dato prova in passato di essere un buon attore e qui conferma ancora una volta che dovrebbe dedicarsi definitivamente al cinema. Si perché costui di primo mestiere farebbe il musicista, leader del gruppo 30 Seconds to Mars. Uno dei tanti cantanti o musicisti prestati al cinema, alcuni con scarsi risultati, altri scopertisi buoni attori; due geni della musica come John Lurie e Tom Waits ad esempio, anche nel loro impiego secondario nel cinema hanno ottenuto risultati memorabili, ma penso anche a Bowie, Bjork e altri ancora. Jared Leto invece è l'unico che passando dalla musica al cinema (o meglio, facendo contemporaneamente entrambe le cose, come gli altri già citati) si è scoperto più bravo come attore che come musicista, molto più bravo. Insomma per esser chiari i 30 Seconds to Mars sono un gruppo assolutamente mediocre et dimenticabile (ascoltato qualcosa di loro solo dopo aver visto questo film, prima ero nell'ignoranza e avrei voluto restarci) mentre Leto è a conti fatto un buonissimo attore. Cambia mestiere quindi, definitivamente, che hai trovato la tua vera strada che non sei Tom Waits che può far tutte e due le cose: lui è un bravo attore e un GENIO della musica, GENIO, ai più alti livelli di sempre. Tu sei un bravo attore e una CACCOLA della musica, ai più bassi livelli.

Be, l'interpretazione di Leto è favolosa in questo film (uno degli oscar più meritati da non so quanto a questa parte...) il suo Rayon è la scheggia carismatica e indimenticabile del film, figura irresistibile, decadente e devastata. Tremendamente convincente la prova di Leto, un travestito davvero perfetto. Tra l'altro da bravo musico, di cacca ma sempre musico. ne ha avuto di che ispirarsi con icone del Glam, del decadentismo e del travestitismo come Bowie, il primo Brian Eno e Marc Bolan. E questo irresistibile Leto/Rayon ci offre anche un omaggio apprezzabilissimo proprio a quel GENIO che fu Marc Bolan, tappezzando in continuazione l'appartamento con foto del leader dei T-Rex (inizialmente scambiato da Woodroof per Boy George in uno dei siparietti più divertenti del film) che fa sempre piacere ricordare e che appare in foto qua e la nella seconda parte del film; stima per Rayon e almeno così un grandissimo della musica l'abbiamo visto, ulteriore invito a Leto, in memoria di Bolan, a cambiar mestiere e darsi al cinema, che come attore qui è stato proprio bravo. La prova di Leto in "Dallas Buyers Club" è perfetta e la sua interpretazione trasformista, carismatica e travestitista, ironica quanto cupa e drammatica è assolutamente memorabile, non si dimenticherà in fretta,, ha calibrato e riportato su schermo benissimo le complessità drammatiche del suo personaggio. Man of the match.

Due grandi interpreti e un regista certo non geniale ma sicuramente capace, per un bel film, non l'unico di un 2013 a mio avviso soddisfacente.
Invia una mail all'autore del commento Daniela Puledra  07/07/2017 06:47:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Senti scusa e... Ma parli di noia durante il film, ma è tanto noiasa la tua recensione