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SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO regia di Jim Jarmusch

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  21/05/2014 14:40:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il Jarmush che non ti aspetti, anzi sì. Iconografica mise in scene che da Lovecraft passa per Lindqvist, sfumando persino in impensabili stilismi à la Greenaway (memorabili un paio di passaggi visivi degni di Caravaggio). Un bellissimo film post-gotico, questo "Solo gli amanti sopravvivono" con quest'asse temporale (incantevole) che passa in rassegna tutto il feticismo storico della musica, della grande letteratura, del pensiero umano, dell'Eternità (sopravvivenza) della decadenza dandy, dello strumento o dell'arte del vinile. Davanti a un film del genere lo spettatore si divide esattamente come fu per Cosmopolis di Cronenberg. Lo stesso clamore spiazzante, la stessa impotenza davanti a quel circolo chiuso dove si cela una ricchissima - a tratti magari un po' semplicistica - accusa sociale. Viva l'eternità dei morti, sembra dirci Jarmush, davanti alla nostra lotta "zombiesca" alla sopravvivenza... lotta che accumuna comuni mortali (esseri viventi) dal fallimento di un'umanità che celebra i suoi Miti nel loro epitaffio artistico dopo averne annientato il pensiero e le grandi virtù nella loro vita.
Naturalmente Jarmush, uno dei più intelligenti e beffardi autori americani degli ultimi decenni, dà libero sfogo alle sue invettive, contro Hollywood (la citata Los Angeles città di zombie) e quella dimensione sociale dove i vampiri dissanguano come un capitalista l'esistenza di "corpi e pensieri senza vita". Ammantato in uno spazio tenebroso dove lo spazio urbano sembra librarsi del Culto dei Morti (o al contrario, v. la ressa dei giovani ammiratori degna di un film di Romero) il film rischia però di perdersi in un compiacimento ironico dove i cliché del genere finiscono per avvitarsi su se stessi (v. il personaggio della sorella, Mia Wasikowska) ed è un peccato. Ma nonostante le sue contraddizioni, resta un film decisamente "punk" nello spirito, con una leggiadra e inquietante Tilda Swinton - senza contare il memorabile cameo di John Hurt - sempre più Icona di quell'altro modo di rileggere la storia e le sue "derive" maledette. Con quei Mostri che in fondo chiedono soltanto di "esistere"