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C'ERA UNA VOLTA A NEW YORK regia di James Gray

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jack_torrence     7½ / 10  30/01/2014 12:44:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema di Gray è vertiginoso.
La sua unicità sta nell'essere un cinema tanto personale quanto anonimo.
Mi spiego. Anni fa "Lontano dal paradiso" di Mendes fu un'esplicito omaggio allo stile dei melodrammi statunitensi degli anni '50 di Douglas Sirk. Questo "The immigrant" di Gray può essere allo stesso modo visto come un omaggio a quel cinema, anacronistico oggi, eppure non si esaurisce nell'esercizio di stile. E' cinema vivo, pulsante, senza tempo.
Se ne diffida perché talmente classico da risultare contraffatto. E invece è autentico.
Con le sue scene madri, le sue psicologie raffinate e sfumate, il suo orgoglioso incedere con austera lentezza. "The immigrant" andrebbe guardato e riguardato, e sono certo crescerebbe il nostro amore per la pellicola e la nostra ammirazione per il talento di Gray.

E poi quel finale magnifico, in cui un personaggio meschino si confessa e trova in qualche modo la sua redenzione.
E quell'ultima inquadratura, in cui uno split screen, sfumato e impercettibile, regala, nello stesso quadro, una strada parallela e insieme divergente ai due protagonisti, che si incamminano, separati, verso il proprio futuro.
jack_torrence  03/02/2014 10:52:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Err.corr.: "lontano dal paradiso" di Haynes, non di Mendes ;)