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L'IMBALSAMATORE regia di Matteo Garrone

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Invia una mail all'autore del commento make     7 / 10  20/06/2003 03:18:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Neo-neorealista: finalmente un film italiano che riesce a proporre un fatto di cronaca (il famoso omicidio di Domenico Semerario, "il nano di Termini" del 1990) senza scadere nei classici stereotipi cinematografici e nella violenza gratuita. Matteo Garrone infatti propone un film in cui nessuno è carnefice eppure tutti sono vittime. Protagonista assoluta della vicenda è l'incomunicabilità, quel filo sottile che lega un nano, un ragazzo troppo bello per essere vero e una ragazza dalla bocca rifatta. L'incomunicabilità comporta la solitudine, l'incomprensione e quindi il dramma, l'inevitabile omicidio-suicidio. In un'ambientazione urbana volutamente degradata della periferia casertana, si tende ad entrare nella psiche dei personaggi, nei loro dubbi, nelle loro paure, nelle loro speranze. L'improvvisazione, secondo il classico sistema neorelista, convive qui con la perfetta ricercatezza dei luoghi e una disperazione tutta contemporanea di solitudine. Complicità interpretativa coinvolgente tra i tre attori che sembra cucita addosso, dalle loro vicende ai loro drammi. Sono loro che tracciano gli eventi e il regista fa da spettatore, trascinato dalle loro emozioni. E come il primo incontro tra l'uomo troppo piccolo e il ragazzo troppo alto avvenuto in uno zoo sotto gli occhi imperterriti di un avvoltoio, futuro presagio, ogni personaggio è rinchiuso in un'apparente gabbia; e come l'imbalsamatore svuota le viscere dei corpi per immortalare il corpo esteriore degli animali, i due protagonisti a poco a poco diventano artefici (e ne sono anche costretti) della loro stessa passione: non si tratta più di animali ma di persone e sentimenti e ciò che rimane imbalsamato è il loro cammino verso un dramma che è morbosamente presente sin dall'inzio in tutta la sua lentezza a tratti ossessionante ma che non vuole scoppiare perchè già predestinato a compiersi.