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A PROPOSITO DI DAVIS regia di Ethan Coen, Joel Coen

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pier91     9 / 10  10/02/2014 03:03:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"The incredible jurney "è un film che ho visto decine di volte da piccola. Quando è comparsa quella locandina sullo schermo ho stabilito un contato con Llewyn, mi sono venuti gli stranguglioni per la commozione. E' il momento in cui lui, ed io, abbiamo capito che non saremo mai più bambini, ma solo caricature di bambini, sagome peanutsiane; che alla nostra età è terribile essere stati ovunque, in questo mondo, così terribile che viene voglia di impiccarsi (cito la canzone). I gatti, loro sì, compiono viaggi incredibili, così emancipati e semi-immortali, senza nome né padrone, come nell' indimenticato film di Blake Edwards (e se ce l' hanno un nome è perfetto, logico, niente di storpiabile).
I percorsi di Llewyn sono buoni per un' amara raccolta aneddotica, avventure urbane tremendamente plausibili, come è plausibile il collasso di un eroinomane in un cesso pubblico, o semplicemente il buio e il freddo di NY in inverno, specie se suoni all' ora eterna di un crepuscolo artificiale e non hai un cappotto da mettere, come in quel racconto di Gogol.
Llewyn si esibisce in due performance cruciali, ognuna a suo modo. Il primo spettatore sentenzia, serafico: "Non ci vedo dei gran soldi qui" . Il secondo ca.g.a nei pantaloni. Sono le scene più "coeniane" del film, le riconosci perché ne esci vivo a stento.
Non ci viene mai spiegato perché diavolo Llewyn Davis becchi sempre l' ago nel pagliaio. Non si capisce per esempio perché Jean lo odi così tanto. Ma neanche ci dispiace per lui, non ce lo possiamo permettere, perché in fondo sarebbe come autocommiserarsi, e una dignità forse ancora ce l' abbiamo.
In questa meravigliosa sorprendente tristissima storia l' ironia somiglia allo stridere improvviso delle corde di un violino durante un concerto in pompa magna, alla depressione centrale di un sufflé venuto male proprio nell' ultimo minuto di cottura.