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ALLACCIATE LE CINTURE regia di Ferzan Ozpetek

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  11/03/2014 00:07:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Può sembrare credibile Ozpetek quando tenta un piano-sequenza o recupera persino la tecnica del Dogma in una sequenza? Tanti diranno che gira sempre la stessa ehm fiction mentre a me sembra che l'approccio stilistico di quest'ultimo film non diverga molto da quello di certi cineasti francesi, primo fra tutti Francois Ozon, O magari Audiard. Alla fine "Allacciate le cinture" è un buon film mancato. Perché se è vero che quando il regista ha tentato goffamente di illuminare le sue ambizioni gli è andata maluccio ("Cuore sacro", "Un giorno perfetto", o il tardo-Pirandelliano "Magnifica presenza") sembra maggiormente a suo agio a ripercorrere gli stessi temi, quegli ingredienti che sono facili da riscontrare in un suo film. Anche in questa sorta di remake di "Saturno contro" qualche anno dopo, il regista sembra ossessionato dal dolore della perdita, dalla quale riprende la stessa didascalia illusoria di quel "vecchio" film. Ma è anche un regista capace di compiacersi degli affetti che vivono nell'empatia del dolore e della malattia, e questo struggente abbraccio nel segno dell'amore per gli altri per quanto ingenuo suscita comunque forti emozioni.
E la diversità fisica e morale è lasciata alla voce di una bravissima comprimaria - nota cabarettista televisiva - che racconta il suo corpo come se fossimo dentro una fiction televisiva di Rai 1 molto amata dal pubblico. Ma a me piace pensare alla risposta italiana del Dallas Buyers Club americano, vista con gli occhi e il cuore di un personaggio femminile.
Il corrispettivo di tutto ciò è Francesco Arca, a cui disegna un personaggio di grezzo seduttore che magari gli compete. Tutti i primi piani della sua nudità esibita in uno sfacciato marketing da calendario o da spot di Dolce § Gabbana farebbe pensare che l'incontro tra Ozpetek e il mondano ex tronista sia stato fatale (almeno per uno dei due).
Onestamente ho trovato inutile e irritante tutta la parte finale, e si tratta di un espediente narrativo più prevedibile che spiazzante.
Ma la parte migliore del film, quella centrale della malattia di Elena, restituisce comunque un forte senso di smarrimento, davanti a quella paura repressa che, laicamente, si confonde con il bisogno disperato della vita
farfy  11/03/2014 23:52:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bellissima l'ultima frase che hai scritto :)
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  13/03/2014 16:57:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh la mia donna ha pianto, e so il perché