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NYMPHOMANIAC - VOLUME 1 regia di Lars von Trier

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JOKER1926     7½ / 10  18/04/2014 02:10:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lars von Trier agisce e si muove su fili anticonvenzionali, le produzioni del cineasta danese hanno lo scudo che protegge le ideazioni dell'anti e del contro.
Il pensiero di von Trier è obliquo, sproporzionato e spiazzante. "Nymphomaniac vol.1" un esempio pesante, totale.

Chi ha visto e preso in considerazione tale regia sa, con ogni probabilità del caso, di trovarsi di fronte ad un qualcosa di personale e di devastante, spesso per gli occhi ma non solo.
"Nymphomaniac" è la tenebrosa storia di una ninfomane catapultata in un gioco ove è schiava di un meccanismo più grande di se stessa. Il sesso come droga, il sesso che rende analitica ogni situazione, nel nome di una vuotezza di intelletto, o meglio di sensazioni. Impostato su una linea narrativa compatta, un interlocutore e una narrante, il film sa parlare al proprio pubblico in modo squisitamente lineare, ma anche in modo magico.
Fin da subito sale in cattedra, perentoriamente, Lars von Trier. L'inizio del film accompagnato da un buio di fotografia e da una musica rock pesantissima e potentissima vanno a sigillare un carrellata di immagini che meritano di essere abbracciate nelle concettualità dello sperimentalismo; operazione totalmente riuscita.
Preparato l'alone funesto e oscuro è von Trier a creare un banchetto di immagini, filosofia e cultura. La componente che congiunge tutto è quella del sesso. Sesso pretesto e fine di ogni circostanza.
Joe, la donna trovata dal Selingman, assume ben presto una portata misteriosa ed estrema, infatti i concetti di estremismo sono presenti perennemente, in ogni dinamica, in ogni segmento emerge un potenziale estremismo. Il sesso è caricato di un simbolismo non naturale. "Nymphomaniac" non presenta nel suo ventre alcun punto morto e prosegue, a testa alta, una battaglia con lo spettatore. Il regista introduce, spesse volte, nel film, aneddoti e pillole di cultura; nel finale la scena spezzettata in tre spazi è un qualcosa di classe epocale, fra audacia e stile inedito. Ma vincente.

La visione del controverso prodotto (che talaltro si scompone in due volumi) è da consigliare, assolutamente, sul grande schermo. Lo spettatore deve captare i silenzi e le debordanze di acustica e di immagini, siamo alla corte di un disegno che si schianta in un trasversalismo poetico e a suo modo bisognoso, "Nymphomaniac" diviene una gemma nera del Cinema.
Si potrebbe continuare in questa analisi, le percezioni sono tante; le situazioni si addensano in cose filosofiche e di impatto estetico; la pellicola preserva una forma e uno stile di categoria sopraffina. In alcuni momenti la totalità sessuale della protagonista, Charlotte Gainsbourg, porta alla mente le filosofie pasoliniane, sembra di esser giunti al pratone della Casilina...