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GRAND BUDAPEST HOTEL regia di Wes Anderson

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julian     6 / 10  13/02/2015 05:14:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sempre più il Tim Burton di quest'ultima decade Wes Anderson, facilmente riconoscibile, più che da ogni altra cosa, dal suo tratto inconfondibile (e dico tratto non a caso, come se fosse un illustratore), rischia ora di perdersi, come il succitato, in una spirale di ripetitività, di finire schiavo del suo stile e incapace di rinnovarsi - una cosa che di certo non dispiacerà ai suoi fan più accaniti.
L'esagerata struttura a scatole cinesi ci introduce a una storia che si frammenta a sua volta tra svariati luoghi e interpreti e perde in compattezza (il massiccio dispiegamento di star e vecchi volti noti del cinema di Anderson, molti anche per pochi minuti, appare addirittura eccessivo), ma stavolta fa capolino la Storia, una grande sconosciuta nei precedenti titoli del regista texano, buffamente filtrata col suo registro così da tramutare le SS in ZZ e renderle nient'altro che uno sgradevole ostacolo alle vicende di Gustave.
Un male Storico quindi che costringe il personaggio eroico di turno a lasciare l'amato hotel simbolo del film (che a dire il vero si vede anche troppo poco);
se l'albergo, con le sue accurate architetture liberty e il suo funzionamento rigoroso e minuzioso, rappresenta come sembra il mondo stesso di Wes Anderson, allora questa potrebbe essere l'autodichiarazione di una svolta nel suo cinema: dice badate bene, dopo questo nulla sarà più come prima.
Naturalmente ci spero, e se il tempo confermasse quest'ipotesi donando a GBH un valore programmatico dovrei completamente rivedere il mio giudizio, ma staremo a vedere.
Come al solito ammirevole il lavoro sui particolari e le simmetrie in regia, di sicuro il film si giocherà una parte importante per gli oscar a scenografia, trucco e costumi e per concludere grande colonna sonora di Desplat.